Maria Rachele Ruiu, attivista dei diritti umani, in particolare vita, famiglia e libertà educativa, è membro del direttivo di Pro Vita & Famiglia e del Family day. Sulle pagine de La Verità, spiega che nelle sue battaglie, la “motiva il fatto che questa società è schizofrenica: si parla molto della violenza contro le donne, ma solo in modo ideologico”. Ad esempio, “in occasione dell’8 marzo il movimento “Non una di meno” sponsorizza la prostituzione chiamandola sex work mentre è stupro a pagamento, nicchia sulla pornografia che è prostituzione filmata e ammicca a siti come Onlyfans“.
A suo dire, “questa cultura aumenta l’oggettivizzazione della donna. L’8 marzo è solo la più eclatante di tante occasioni. Quando sono ancora piccole, alle nostre figlie viene insegnato che è un bene mostrarsi sexy, puntare sull’aspetto fisico e sui like”. A detta dell’esperta, quello che viene chiamato “online disinhibition effect, determinato dalla costante esposizione a immagini fortemente sessualizzate, alla pornografia e a certe scene dei reality, riduce il grado di empatia verso le vittime di stupro e aumenta l’accettazione della violenza contro le donne. Quando sono sessualizzate, le donne vengono percepite attraverso le sinapsi che si usano per gli oggetti”.
Ruiu: “Fondamentale la figura del padre”
Gli stupri di gruppo, a detta di Maria Rachele Ruiu, attivista di Pro Vita, avrebbero due cause: “La prima è che si ripete che vietare non è educare. Gli adulti stanno rinunciando a equipaggiare i ragazzi e a fornire loro gli strumenti per comprendere chi sono e che cosa fanno al mondo. La seconda causa è il cocktail maledetto di cellulari e pornografia”. Secondo l’esperta, bisognerebbe ritrovare il valore della famiglia, che è stata distrutta. “Un fattore protettivo imprescindibile contro la sessualità malata è la figura del padre”. Di fatti, “Una relazione stabile tra marito e moglie aiuta gli adolescenti e le adolescenti a dare il giusto valore alla fedeltà e alla responsabilità nei rapporti”.
A suo dire, “Le ricerche scientifiche confermano che migliore è il rapporto tra padre e figlio e la loro comunicazione sui temi della sessualità, più i ragazzi imparano ad astenersi da attività impulsive e comportamenti a rischio e sviluppano maggiore controllo del livello di eccitazione”. Per ultimo, “bisognerebbe aiutare i genitori a comprendere che non esiste un’educazione sessuale che non contempli anche prudenza e astinenza. E, per contro, che ne esiste una molto diffusa fatta di disvalori. Che è, ultimamente, diseducazione”.