A un anno dalla morte, i genitori di Sammy Basso gli hanno dedicato un ricordo sulle pagine del Corriere, parlando dell'amore che sapeva donare a tutti
A poco meno di un anno esatto dalla sua morte – che risale al 5 ottobre del 2024 – i genitori di Sammy Basso, Laura Lucchin e Amerigo, hanno voluto dedicargli un accorato ricordo sulle pagine del Corriere, parlando della straordinaria persona che c’era dietro a quella tragica diagnosi di progeria che l’ha strappato dalla vita che tanto amava all’età di soli 28 anni, pur segnando il record assoluto di longevità per le persone che condividono la medesima malattia: una persona – Sammy Basso – che i genitori non faticano a ricordare che “ha cambiato la (..) vita” a tantissimi altri che l’hanno conosciuto anche solo grazie a un video.
L’anno trascorso – quasi ovviamente – i genitori di Sammy Basso lo definiscono “difficilissimo” perché pur sapendo che la vita media di chi soffre di progeria è di appena “14 anni e mezzo” e pur pensando di essere preparati al triste epilogo, ora ammettono che quando accade il dolore è comunque “inimmaginabile”; pur attenuato – lievemente – da quell’amore che il ragazzo ha sempre donato a chiunque, arrivando anche ad abbracciare “le persone appena conosciute” e a chiedere “più volte al giorno” ai genitori se gli volevano bene.
I genitori di Sammy Basso: “Aveva una relazione molto intima con Dio che lo aiutò a superare l’idea della morte”
Dal conto suo, comunque, Sammy Basso a detta dei genitori ha sempre avuto un buon rapporto con la morte, reso possibile dalla “relazione molto intima con Dio” che l’ha accompagnato per tutta la vita – salvo una breve parentesi a “12 anni” quando iniziò a considerarsi “ateo” perché gli sembrò, con i tentativi di cura, di non rispettare la “Sua volontà” nel farlo nascere con quella singolare e rara patologia – e che l’ha fatto morire come una persona “profondamente cristiana”.

E anche se l’amore lo donava a chiunque lo incontrasse, i genitori di Sammy Basso raccontano che – purtroppo – raccontò di essersi “innamorato” ma di non essere riuscito a “esprimere i suoi sentimenti” perché, probabilmente, capì “di non essere corrisposto” e prima di morire non è riuscito a realizzare quel suo sogno – certamente molto difficile – più volte espresso in famiglia di “avere dei figli e costruirsi una famiglia“.
Sull’ipotesi della beatificazione promossa da alcuni i genitori di Sammy Basso preferiscono limitarsi a dire che “se ne occuperà Dio” se lo riterrà degno di sedere al suo fianco; ma di certo che c’è ora “il [suo] lavoro” per la progeria “continua” con il team di Boston che su di lui effettuò delle cure sperimentali che potrebbe mettere a punto – grazie anche agli studi dello stesso Sammy Basso – una terapia per correggere il DNA e “neutralizzare la mutazione responsabile“, aprendo le porte a sviluppi incredibili “per tutte le malattie genetiche”.
