La storia della giovane Sara Bosco, 16enne trovata morta per overdose, sarà stasera al centro del docufilm sul Nove, “Violenza stupefacente”. Uno speciale di 75 minuti in cui si affronta l’incubo della droga e dello spaccio attraverso il racconto di tre casi di cronaca nera, quello appunto legato alla morte di Sara e quello relativo a due omicidi, Desirée Mariottini e Pamela Mastropietro, avvenuti entrambi sullo sfondo della tossicodipendenza. Sarà Bosco fu trovata priva di vita nei sotterranei dell’ex ospedale Forlanini di Roma nel giugno del 2016. In quei locali abbandonati, un tempo fiore all’occhiello della sanità della Regione Lazio, adesso non di rado si incontrano tossicodipendenti, spacciatori e senzatetto. Cresciuta a Santa Severa, Sara frequentava la scuola a Ladispoli. Il suo mostro interiore però, la tormentava al punto da riuscire a trovare una pace momentanea solo nella droga. Questo la spinse a lasciare la scuola ed a scappare sempre più spesso a Roma. La notte del 14 gennaio del medesimo anno, Sara fece perdere le sue tracce. La madre ne fece denuncia solo alcuni giorni dopo perché “l’aveva già fatto”. Verso la fine del mese, grazie all’aiuto di due giornalisti della trasmissione Chi l’ha visto, la madre di Sara riesce a raggiungerla a Roma. Trascorre le notti in un garage con un ragazzo. La giovane si altera, dice di voler restare con il fidanzato e tenta nuovamente la fuga.
SARA BOSCO, 16ENNE MORTA AL FORLANINI PER OVERDOSE
Quella fu solo una delle tante fughe con protagonista la giovane Sara Bosco. Dopo aver appreso dalla madre Katia di essere stata affidata ai servizi sociali, la ragazzina scappa. La ritroveranno solo a metà marzo. Viene dunque ospitata in una casa famiglia gestita dal centro di accoglienza “Il monello”, di Monte San Giovanni Campano, in provincia di Frosinone. Da qui, dopo appena un paio di giorni, scappa annodando le sue lenzuola e calandosi dal terzo piano. Una rovinosa caduta la porterà al ricovero in codice rosso al Gemelli per via di una serie di fratture gravissime. Una volta uscita fu portata in comunità a Perugia da dove scapperà due giorni dopo. Quella però fu la sua ultima fuga. A trovarla senza vita, uccisa da una overdose, proprio la madre Katia Neri, nei padiglioni abbandonati del Forlanini. “Ho fatto delle scale, ho fatto un corridoio, c’era una porta e dentro c’era Sara su questa barella con un materasso ed un lenzuolo, stava solamente in reggiseno e mutandine, poi è arrivato un altro ragazzo per sentire se aveva i battiti”, il ricordo della donna al programma Chi l’ha visto. La giovane figlia le morì tra le braccia, anche in questo caso tra l’indifferenza di tutti.