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Home » Economia e Finanza » Economia Internazionale » SCENARIO DAZI/ “La Germania più colpita dell’Italia, va ripensato l’export Ue”

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SCENARIO DAZI/ “La Germania più colpita dell’Italia, va ripensato l’export Ue”

Int. Monica Poggio
Pubblicato 2 Agosto 2025 - Aggiornato alle ore 08:00
Monica Poggio, Presidente di AHK Italien, la Camera di commercio italo-germanica

Monica Poggio, Presidente di AHK Italien, la Camera di commercio italo-germanica

In Germania gli effetti dei dazi Usa saranno più forti che in Italia. L'Ue dovrà rivedere la propria strategia sull'export

Donald Trump l’altra notte ha firmato l’ordine esecutivo sui dazi, la cui entrata in vigore, anche per quel che riguarda l’Unione europea, è stata rinviata al 7 agosto. C’è ancora, quindi, qualche giorno per cercare di definire le possibili esenzioni per le tariffe al 15% e gli altri dettagli per arrivare a un accordo completo dopo l’intesa raggiunta domenica scorsa tra il Presidente americano e Ursula von der Leyen che tanti mal di pancia ha creato all’interno dell’Ue. Abbiamo chiesto un commento a  Monica Poggio, amministratore delegato di Bayer Italia e presidente di AHK Italien, la Camera di commercio italo-germanica.


Putin: “Dombass sarà nostro, coi negoziati o con le armi”/ Trump accelera sulla pace: oggi round USA-Ucraina


Si sta parlando molto in questi giorni dell’accordo Usa-Ue sui dazi, di cui sembrano esistere due versioni differenti (una di Washington e una di Bruxelles) e che non sembra essere molto gradita ai Governi europei. Lei cosa ne pensa?

L’accordo evita un’escalation di guerra commerciale ed è migliore dello scenario peggiore che si temeva. È indubbio che i dazi avranno effetti considerevoli su catene del valore ed export, oltre che più globalmente sui rapporti tra Usa ed Europa. L’accordo è dunque una soluzione di compromesso, che rischia di generare alcune criticità, come dimostra il fatto, che lei riporta, che Bruxelles e Washington hanno già dimostrato di interpretare diversamente alcune parti dell’accordo.


SPILLO UE/ Dalle caldaie a gas al Cbam, gli indizi sui ripensamenti green di Bruxelles


Che impatti pensa che ci saranno per l’economia italiana?

Per l’Italia, l’impatto diretto è incerto: alcune stime prevedono un calo del Pil dello 0,02%, ma il ministro Giorgetti ha avvertito di una contrazione che potrebbe raggiungere lo 0,5%. In effetti, molto dipenderà anche dagli effetti indiretti che subiremo a causa dei forti legami industriali con la Germania. Non dobbiamo dimenticare che settori come siderurgia, chimica, automotive e farmaceutica sono centrali nella produzione italo-tedesca, e sono al centro dei dazi, con alcuni dettagli ancora da chiarire, come ricordato. Di sicuro, però, l’Italia sarà favorita dalla struttura elastica del suo export, molto diversificato, e dalla minore (rispetto alla Germania) esposizione al mercato Usa. Superato l’impatto, queste caratteristiche metteranno il nostro Paese in una buona posizione, che andrà saputa sfruttare.


TAIWAN/ Tokyo con Taipei come l’Ue con Kiev, non è in grado di aiutarla senza Trump (che può cedere a XI)


Quali impatti ci saranno, invece, per l’economia tedesca?

In Germania gli effetti saranno più forti che in Italia, a causa del forte export di Berlino verso gli Usa. Ad oggi, si stima una perdita dello 0,15% del Pil, pari a circa 6,5 miliardi di euro. L’industria tedesca, molto esposta all’export verso gli Usa, potrebbe subire danni nei settori strategici sopra citati, e si prevede che fino a 90.000 posti di lavoro possano essere impattati.

Giorgia Meloni e Friedrich Merz (Ansa)

Sembra che ci sia spazio per lavorare a esenzioni rispetto ai dazi del 15%. Secondo lei, quali dovrebbero essere le priorità in tal senso?

Assolutamente prioritaria è l’esenzione per settori sensibili, penso all’automotive, alla siderurgia, al farmaceutico. Non è solo un interesse europeo, ma anche americano, dato che gli Usa sono molto dipendenti dal nostro export su alcuni settori, che non sono internalizzabili nel breve termine. Ma oltre all’esenzione, è necessario un ripensamento strategico dell’export europeo: diversificare mercati, aprire nuovi sbocchi commerciali (come in Sud America, Asia e Australia) e sostenere accordi di libero scambio come il Mercosur. Come Europa dobbiamo vedere i dazi americani come uno stimolo a diversificare il nostro export e a renderci più resilienti nelle politiche commerciali.

Si sta già parlando anche di compensazioni ai settori più colpiti dalle conseguenze dei dazi, anche in deroga ai vincoli del Patto di stabilità. Qual è la sua opinione in merito?

Gli aiuti alle imprese di cui si discute sono certamente importanti e saranno utili per sostenere le nostre aziende. È chiaro, però, che avranno una funzione limitata al periodo in cui l’impatto dei dazi sarà fresco, e andrà assorbito. Sul lungo termine, servono strategie in grado di rimodulare i nostri rapporti commerciali, oltre che un lavoro negoziale continuo per rasserenare il clima tra due aree del mondo che sono destinate a parlarsi, a scambiare beni e a riconoscersi come partner naturali.

Gli ultimi dati sul Pil di Italia, Germania e Ue non sono stati particolarmente brillanti. Considerando anche l’incognita dei dazi, cosa pensa occorra fare? Servirebbe un piano industriale europeo come chiesto da Confindustria?

Sì, come Camera di commercio italo-germanica diciamo da tempo che serve una strategia europea strutturata. Dobbiamo snellire la burocrazia, migliorare le condizioni quadro sulla competitività, attuare le raccomandazioni dei rapporti Draghi e Letta, completare il mercato interno e concludere rapidamente nuovi accordi di libero scambio. In questo contesto, la cooperazione tra Italia e Germania è centrale, perché rappresentiamo i due fulcri manifatturieri d’Europa e abbiamo il diritto e il dovere di svolgere un ruolo nelle politiche per il rilancio industriale europeo, con un dialogo solido tra Governi e organizzazioni di rappresentanza che possa riverberarsi a Bruxelles con efficacia.

C’è attesa per gli effetti che il mega-piano di investimenti pubblici della Germania potrà avere sull’economia tedesca e su quella degli altri Paesi Ue. A suo avviso, quando cominceranno a materializzarsi questi effetti?

Difficile dirlo, soprattutto perché la Germania in autunno farà anche i conti con i primi effetti dei dazi. Ma il fondo speciale previsto da Merz è sicuramente un asset per rivitalizzare alcuni settori. Tuttavia, al di là dei fondi, è chiaro che le risposte devono essere rapide e strutturali: gli effetti positivi arriveranno solo se accompagnati da una riforma efficace delle politiche economiche e commerciali europee e da una cooperazione più stretta tra Stati membri.

(Lorenzo Torrisi)

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Tags: DaziEconomia GermaniaMario DraghiUrsula Von Der LeyenEnrico LettaGiancarlo GiorgettiDonald Trump

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