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Home » Esteri » Medio Oriente » SCENARIO/ Gaza e Cisgiordania, ecco il piano di Israele (e ambienti Usa) per annettere nuovi territori

  • Medio Oriente
  • Esteri

SCENARIO/ Gaza e Cisgiordania, ecco il piano di Israele (e ambienti Usa) per annettere nuovi territori

Int. Filippo Landi
Pubblicato 23 Ottobre 2025
Intifada in Cisgiordania, a Yenin, nel 2006. (Ansa)

Intifada in Cisgiordania, a Yenin, nel 2006. (Ansa)

In Cisgiordania continuano le violenze contro i palestinesi: 40mila sfollati premono al confine giordano. Intanto il parlamento israeliano vota l’annessione

Settecento coloni che prendono d’assalto Al Aqsa, donne anziane aggredite, così come i giornalisti, 158 attacchi dei coloni ai raccoglitori di olive e ora anche il divieto di muoversi agli abitanti del quartiere Sheikh Jarrah, a Gerusalemme est. La lista delle violenze e dei soprusi contro i palestinesi della Cisgiordania è quasi infinita e prova che l’annessione di questi territori votata ieri in prima istanza dalla Knesset è nei fatti una possibilità concreta, nonostante le assicurazioni di Trump.


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Negli USA un gruppo di senatori democratici ha chiesto che venga ribadita l’esclusione dell’annessione, ma nei fatti, osserva Filippo Landi, già corrispondente RAI da Gerusalemme e inviato del TG1 Esteri, quella parte di America che aveva sostenuto i programmi sionisti, finanziando anche l’espansione degli insediamenti israeliani nei territori palestinesi, non ha rinunciato a spingere in questa direzione. Ecco perché Netanyahu potrebbe puntare ancora sull’annessione, almeno della zona che è già occupata dai coloni, così come potrebbe aspirare a prendersi una parte del territorio di Gaza, quello delineato dalla linea gialla del cessate il fuoco.


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I parlamentari della Knesset hanno dato il via libera iniziale a due proposte di legge per l’annessione della Cisgiordania. Come si spiega?

Quello che sappiamo è che prima dell’accordo per il cessate il fuoco a Gaza Trump ha detto a Netanyahu che da parte di Israele non era il momento di porre la questione dell’annessione della Cisgiordania. Per ragioni di opportunità politica e di rapporti con i Paesi arabi è stato chiesto di lasciar fuori questo tema dall’intesa.

La posizione statunitense ha ricevuto altre conferme successivamente?

Nei giorni scorsi Jared Kushner, genero di Trump in missione insieme al mediatore ufficiale degli Stati Uniti in Medio Oriente, Witkoff, ha reso alcune dichiarazioni curiose e anche preoccupanti, sostenendo che la gente che abita in Cisgiordania non è la stessa, culturalmente parlando, di quella di Gaza: in modo anche molto maldestro ha separato la gestione di Gaza da quella della West Bank, minando la prospettiva di uno Stato di Palestina.


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Cosa ci fanno capire queste parole?

Significano che nell’amministrazione americana le spinte che negli anni passati hanno sostenuto i fondamentalisti sionisti all’interno di Israele verso l’annessione dei territori, non sono venute meno.

Perché allora si è arrivati al voto della Knesset?

Nell’ambito del processo di annessione dei territori, già di fatto in mano alle forze israeliane a ridosso di Gerusalemme e alle spalle di Tel Aviv, la decisione della Knesset mostra una connessione tra la volontà della maggioranza dei parlamentari israeliani e le forze politiche ed economiche americane che hanno finanziato l’espansione operata dai coloni.

Nella progressiva occupazione dei territori palestinesi in Cisgiordania c’è lo zampino degli americani?

Ci sono finanziamenti continuati per molti anni, sicuramente rafforzati nell’ultimo decennio: immobiliaristi e fondazioni americane hanno sostenuto la crescita delle colonie, l’espansione dei nuovi insediamenti in Cisgiordania.

Trump ha promesso agli Stati arabi e islamici che la Cisgiordania non sarà annessa. Manterrà la parola?

Palestinesi a Jenin (Cisgiordania) durante un funerale (Ansa)

La posizione di Trump è frutto di opportunismo politico. Continuare a operare sul territorio senza fare proclami può significare l’annessione, come è già accaduto per le alture del Golan, di vaste aree della Cisgiordana, lasciando i rimanenti territori al controllo, si fa per dire, dell’Autorità nazionale palestinese (ANP). Una realtà che fa intuire come la decisione di accettare da parte di Netanyahu il cessate il fuoco a Gaza si lega al via libera alle iniziative di fatto, e forse anche formali, di annessione dei territori nella West Bank. Almeno di quelli che sono già stati presi dai coloni.

Gli interventi di coloni e IDF contro i palestinesi in Cisgiordania intanto cosa stanno producendo?

Le persone vengono sistematicamente cacciate dai campi profughi delle città palestinesi, ci sono 40mila persone sfollate da Jenin e Tulkarem che attualmente si trovano in Cisgiordania, ma che alla fine potrebbero cercare rifugio in Giordania.

A Gaza i bombardamenti sono continuati, ma in Cisgiordania non è cambiato niente, è in corso uno stillicidio di operazioni contro case e attività dei palestinesi. È la prova che non si è affatto rinunciato all’annessione?

Bisogna mantenere alta l’attenzione su Gaza perché da parte israeliana si tenta di trasformare la linea gialla del cessate il fuoco in una linea permanente: in questo modo toglierebbero ai palestinesi il controllo di almeno metà del territorio di Gaza. In Cisgiordania, invece, assistiamo a una violenza più marcata rispetto al passato, con l’esercito israeliano che non la impedisce né la sanziona. Una situazione che si è accentuata proprio nel momento più importante della vita economica dei territori, quello della raccolta delle olive. Se non viene portata a termine viene meno il sostegno economico per decine di migliaia di famiglie di agricoltori palestinesi.

Vance ostenta ottimismo per l’applicazione del cessate il fuoco a Gaza. L’accordo reggerà? E se Israele dovesse prendersi altri territori gli altri interlocutori del piano, i Paesi arabi, cosa direbbero?

Gli altri interlocutori del piano credo stiano incassando alcune affermazioni di Netanyahu che, per esempio, si oppone alla presenza a Gaza di forze armate turche. Dichiarazioni che fanno capire che siamo in una fase molto delicata riguardo al futuro. Vance dice che se Hamas non disarma verrà distrutto e all’organizzazione palestinese viene imputata anche la mancata consegna dei corpi degli ostaggi a Israele, ben sapendo, come lo sanno i mediatori, che i 13 cadaveri che non sono stati consegnati si trovano sotto montagne di macerie, che possono essere rimosse, ma con mezzi meccanici adeguati.

Cosa succederà allora?

Il grosso del conflitto attuale è tra le gang finanziate dai servizi segreti israeliani e americani e i miliziani di Hamas che le vogliono cacciare. Considerare questo una violazione degli accordi è un po’ ardito, soprattutto perché l’intenzione è di rafforzare queste bande per permettere loro più avanti di rovesciare le forze di Hamas ancora operative. Insomma, bisogna capire che cosa vogliono americani e israeliani. Il problema di fondo è la mancanza di chiarezza su una serie di temi, non ultimo il destino della Cisgiordania. Se venisse annessa in larga parte, di fatto e di diritto, da Israele, si farebbe piazza pulita anche delle aspirazioni dell’ANP, assediata a Ramallah.

(Paolo Rossetti)

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Tags: Donald TrumpBenjamin Netanyahu

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