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Home » Esteri » Europa » SCENARIO ITALIA/ Sapelli: Biden ci obbliga a un (nuovo) patto con Merkel e Macron

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SCENARIO ITALIA/ Sapelli: Biden ci obbliga a un (nuovo) patto con Merkel e Macron

Giulio Sapelli
Pubblicato 10 Ottobre 2020
Angela Merkel ed Emmanuel Macron (LaPresse)

Angela Merkel ed Emmanuel Macron (LaPresse)

Che vinca Trump o Biden, gli Usa saranno concentrati sulla politica interna e sul Medio Oriente. L'Italia dovrà trovare un accordo con Francia e Germania

Il mondo attende le elezioni nordamericane. l’Italia attende di curare se stessa e i suoi mali e dovrà farlo sempre più in Europa e nel suo storico rapporto atlantico, che definisce e comprende il suo “interesse prevalente”. L’establishment nordamericano dovrà concentrarsi, dopo le elezioni, sull’immane compito di rimettere in squadra una nazione da cui dipende il destino del mondo e che, tuttavia, sempre più rischia di non poter più assolvere a questo compito e di creare una serie di problemi inediti a tutto il mondo.


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Di qui le grandi responsabilità che gravano sul Governo italiano. Di più: su tutte le istituzioni italiane, se si potesse usare ancora questo termine. Responsabilità che gravano su tutta l’italica società civile che, come ho sempre sostenuto, è stata sempre molto meno civilizzata delle sue rappresentanze politiche, salvo che negli ultimi venti anni, come gli ultimi due governi dimostrano.


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Vediamo di fare il punto. Sulla questione cinese l’accordo bipartisan tra democratici e repubblicani è fermo, è convinto: le famiglie e i caucus Clinton-Bush, dioscuri della finanza sregolata, che vedevano e vedono nella leva demografica cinese il punto archetipale delle loro fortune, non sono sconfitte, ma in ritirata: una anabasi che si riscontra ogni giorno, crisi dopo crisi finanziaria, scandalo dopo scandalo.

Certo, le faglie ci sono ancora e sono profonde tra i due storici partiti Usa: dal problema del welfare a quello fiscale, sino a giungere all’orientamento da tenere in merito ai temi climatici e all’economia circolare. Trump ha, dal canto suo, infranto ogni limite del decoro istituzionale, con le sue ultime mosse pandemiche che hanno aperto la via al torrente dei negazionisti, mentre il fronte democratico, con l’indicazione della nomina a possibile vicepresidente della Harris, ha colmato quello spazio conservatore di centro che il prode Sanders (che io voterei in Usa, ora e sempre) ha dovuto rendere contendibile ai democratici con il suo ritiro dal campo.


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La sconfitta di Trump si avvia a compiersi e tutto, purtroppo, si disvelerà sulla resistenza che potrà e saprà opporre alla nomina del suo successore. Si tratterebbe di una decisione nefasta che rischierebbe di paralizzare non solo gli Usa, ma il mondo intero, con conseguenze devastanti per i rapporti di forza mondiali, favorendo di fatto una Cina sull’orlo della crisi economica e politica, aumentando le possibilità che le forze aggressive che covano nel suo neo-maoismo possano scatenarsi: senza una base economica possono essere devastanti. Da questa paralisi nordamericana Xi Jinping trarrebbe nuova forza: in primis all’interno del Pcc continuando così la sua opera di accentramento dei poteri, che non fa che creare tutte le basi per una sua prossima caduta.

Se i democratici affideranno – come si annuncia – ai militari Usa (con la sorveglianza delle possibili frodi e la prevenzione di possibili colpi di mano di ogni genere) la difesa della continuità della democrazia nordamericana, si aprirà una vera fase inedita nella storia mondiale. Il Pentagono, del resto, è la “coorte” che meglio ha saputo e sa difendere i valori della Costituzione più bella del mondo: la storia lo dimostra. Ma questa decisione, se si dovesse ricorrere ad essa, non potrà non avere una conseguenza pesantissima sul prestigio internazionale degli Usa.

E l’Italia, allora, sarà sempre più sola in Europa. Nelle acque della Libia è ben difficile, come mi ha confermato Massimo Gaggi, che Biden schieri una portaerei, mentre è certo che riaprirà il dialogo con l’Iran. Ma lo schieramento delle potenze saudite del Golfo, dopo l’“Accordo di Abramo” recentemente stipulato per cercare di porre fine ai conflitti in Medio Oriente, esautorando i palestinesi dai negoziati, a fianco di Israele, non appoggerebbe la scelta di dialogare con Teheran: quell’accordo è dettato dalla volontà di osteggiare l’imperialismo neo–ottomano e il ritorno diplomatico e militare della Russia nel Mediterraneo, quanto il revisionismo assassino iraniano.

La visita di Pompeo in Italia, inoltre, è stata deludente. E questo perché i legami con la Cina non nascono solo dal seno dei 5 Stelle. Tutti cercano di dimenticare che fu il professor Geraci (professore di un’università cinese) la mente pensante di quel Memorandum con la Cina che ci ha allontanato dall’Europa e dagli Usa. Salvo – lo si ricordi una buona volta! – che dalla Germania. Della Germania abbiamo accompagnato la trasparente scelta anti-atlantica, che durerà sino a quando la Merkel dominerà, con il suo gruppo d’interesse, la vita politica tedesca. E il professor Geraci fu eletto nelle file della Lega. Di contro (beata allora l’imprevedibilità delle mucillagini peristaltiche che hanno sostituito le discipline di partito) alcuni grumi dei 5 Stelle recentemente, con la fibrillazione di un abile Fraccaro e grazie al lavoro indefesso e mirabile di un ministro come Guerini, che più atlantico non si può trovare, ha stretto un accordo spaziale con gli Usa che è la cosa più importante compiuta da questo Governo sia in economia, sia in politica.

Nel mentre i tedeschi e i cinesi stringono un patto di ferro per dominare il porto di Trieste e proseguire nella Via della Seta in Europa, grazie alle mosse del cavallo con le pedine del Pireo e di Trieste a cui seguirà, se non li si ferma, quella di Taranto. Solo un rafforzamento della posizione italiana in Europa, stringendo saldi rapporti sia con la Francia che con la Germania può attutire l’impatto che la paralisi nordamericana avrà nella situazione geopolitica, aumentando il grado di isolamento e quindi di sottomissione dell’Italia ai capitalismi estrattivi francesi e tedeschi. Ma è proprio per questo, come ci insegna la vicenda italiana prima della sua unità, attraverso l’abile azione diplomatica del conte Camillo Benso di Cavour che occorre dialogare e trattare con i dominatori. Un dominio occulto e incontrastato è sempre peggiore di un dominio di cui si scrivono le regole.

Mentre il profilo costituzionale nordamericano è posto in forse, l’Italia, sia il Governo che le opposizioni, sia ciò che rimane di un’opinione pubblica di cui via via si perde il ricordo, debbono levare alta la bandiera di una Costituzione europea. Solo lo stato di diritto europeo ci può salvare. Il gioco di specchi aiuta i poteri occulti della sudditanza e della menzogna. Diffonde l’angoscia di non potere essere assistiti che da una cornucopia che spande come veleno per lo spirito un denaro emblema dell’assistenzialismo e della malattia dell’ozio e dell’ignavia.

Così si distrugge lentamente l’Italia, perché si inquina la sua anima. La sua storia e i suoi popoli non lo meritano.


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