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Home » Politica » SCENARIO PD & SCHLEIN/ I “lupi” di Gubbio che preparano la scissione dopo le europee

  • Politica

SCENARIO PD & SCHLEIN/ I “lupi” di Gubbio che preparano la scissione dopo le europee

Il 18 e 19 gennaio il Pd si ritira in "conclave" a Gubbio. Una mossa prodiana di Schlein per unire il partito. Dove le perplessità aumentano

Paolo Torricella
Pubblicato 12 Gennaio 2024
Elly Schlein (Ansa)

Elly Schlein (Ansa)

A Gubbio! A Gubbio! In auto, in bus, accoppiati o soli. Tutti assieme a tentare di parlare e rabbonire, come san Francesco, il lupo. Che non ha la faccia di Giorgia Meloni, bensì il volto ignoto del più sfuggente dei nemici: l’elettore. Cosa vuole costui dal Pd?

Secondo Elly Schlein qualche euro in più a fine mese se guadagna poco, una società gender free, qualche ora in più a scuola e poco altro. Il tutto cantando bandiera rossa. Una società mediamente meno povera, poco più istruita e libera nei costumi. Una bella ricetta moderna. Ma pare non sfondi. Il “baratro lettiano”, quel quasi 20% dei voti, oggi è sempre lì fermo ed è inteso dai dirigenti come la linea del Piave. Il rischio è che funzioni come la linea Maginot e che crolli. Il mix di assenteismo previsto e lo scarso entusiasmo dei simpatizzanti non sono di buon auspicio. Anzi, a dirla tutta, una conferma di quella percentuale verrebbe venduta come un successo.


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Il punto è che la nuova dirigenza ha preso il potere e la leadership con il presupposto che si era arrivati al fondo e che il voto asfittico lettiano era dovuto ad un abbandono dei temi “di sinistra”. Quindi via tutto ciò che non è fedele alla linea e pedalare sulla nuova strada. Ora si arriva al momento dei voti. Romano Prodi, alla nuova leader, ha aperto la strada. Suggerendole di non candidarsi o almeno di farlo in un solo collegio (l’amata Emilia) lasciando agli altri la fatica di trainare in altri luoghi. Mettendo capolista esponenti della società civile e qualche faccia nuova e giovane. Una strategia conservatrice che le consentirebbe di sopravvivere ad un risultato non eccellente. In pratica congelare i voti “storici” e andare avanti.


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Prodi sa che Elly Schlein è acerba per la vittoria e vuole che si plachi. Ma sa anche che se lanciasse la sfida alla Meloni in modo diretto e totale e la perdesse, sarebbe naturale l’addio. Ma Elly no. È quella che arriva senza essere vista e confida anche stavolta nel colpo gobbo. Ne ha bisogno. I voti delle europee le servono per legittimarsi su cacicchi locali e maggiorenti di lungo corso che la vedono come un fenomeno estraneo. Lei che sogna le piazze con le bandiere rosse, l’Internazionale, l’amore universale sente di essere un segno del fato, un trattore che non si ferma, dice chi la frequenta in confidenza. Perciò si candiderà. E lo farà ribadendo il suo mantra. Sono la sinistra, quella vera. Il resto addio.


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Perciò dopo le europee, comunque vadano, inizieranno le danze con il resto del partito. La perfetta incarnazione dei valori dell’antifascismo non basta per loro. Perché è solo la premessa. Non solo della sinistra. Lo è per i centristi, i democristiani, i liberali. Pensare che sia l’unica minaccia che aggrega non basta. Su economia, Ucraina, Europa è un caos. Elly non parla alle imprese, piccole e grandi, alle partite Iva anche povere, non attacca corporazioni e blocchi di potere per aprire i mercati. Sull’Ucraina il pasticcio mozione è stato un autogol. Spiegata male e non votata da alcuni dei suoi. Sull’Europa è contro il nuovo Patto di stabilità, ovvero contro la gestione corretta delle casse pubbliche. Per non parlare dell’abbandono del Mezzogiorno: ormai lasciato tutto a Conte con il solo tema della nostalgia del reddito di cittadinanza.

Conte, appunto. Il vero underdog. Quello che può schiantarsi per sempre o venire da dietro senza essere visto e sorpassare Elly. Perciò, chi oggi nel Pd non sventola fazzoletti rossi, non aderisce alla linea tracciata dal trattore Elly, chi vorrebbe che la parola riformismo tornasse centrale in un mondo polarizzato aspetta e sta alla finestra. Sa che a breve toccherà prendere l’iniziativa. Se il sol dell’avvenire sorgesse a sinistra in modo abbagliante avrebbero le ore contate. Ma se rimanesse basso e freddo bisognerà riprendere il cammino e sloggiare la segretaria fiondata direttamente dai collettivi degli anni settanta.

Gubbio, oltre che per il lupo a cui san Francesco parlò addomesticandolo, è famosa per le tavole eugubine, delle lastre di bronzo in lingua umbra e latina a confronto. Serviva a tradurre una lingua nell’altra. Solo che alla fine l’umbro inciso sulle tavole è sparito ed il latino è sopravvissuto per millenni. Il tema sarà questo. Tra le due anime del Pd si deve capire chi parla latino e chi umbro. Chi è destinato a restare nella storia e chi una comparsa. E su questo si giocherà la partita.

Nel frattempo state certi di una cosa. Parleranno a lungo tra loro, ma si capiranno poco. Fingeranno di andare d’accordo ma stanno già guardando oltre. Tutti sperano di addomesticare il lupo elettore con la loro lingua di origine. Ma alla fine non fanno altro che sorridere mentre digrignano i denti, rischiando di non accorgersi che qualcuno da lontano rischia di arrivare e farli fuori. Tutti.

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Tags: PdGiorgia MeloniRomano ProdiGiuseppe ConteEnrico LettaM5sGoverno MeloniElly Schlein

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