La situazione che vediamo sullo scacchiere globale non è ancora stabile e definita. Si è di fatto ancora all'inizio di una lunga partita
Era iniziato con il crollo dell’Urss, spezzata nella sua capacità di unire potenza militare ed egemonia politica dalla potenza islamico-tribale, rivelatasi in Afghanistan come una corrente impetuosa. Una corrente di popoli e di rapporti di potenza che doveva trovare il suo punto di coagulo statuale nella distruzione del potere capitalistico persiano e così inverare il regime teocratico militare della Repubblica Islamica.
La costruzione del capitalismo finanziario dispiegato poteva nel contempo iniziare ad assumere quel nuovo volto che oggi va disfacendosi laddove risiedeva la potenza demografica del mondo: l’Impero di Mezzo, che con l’eliminazione del gruppo dirigente dei Principi della rivoluzione doveva con Deng Xiaoping fare quello che Lenin fece nell’Urss con la Nep, ossia quella manovra di creazione e contenimento insieme di un nuovo capitalismo russo nelle campagne che doveva portare alla costruzione dello Stato socialista.
Manovra in Russia che non riuscì, perché minacciava in forma esistenziale il potere del partito: si aprì infatti l’era staliniana della dittatura feroce e del Termidoro sovietico, prima nel partito e poi nella società tutta.
Il Termidoro vinse invece in Cina grazie all’intelligenza di Kissinger e alla capacità dei quadri della Federazione giovanile comunista cinese raccolti attorno a Deng di perseguire un capitalismo di Stato terroristico di massa mai apparso sino ad allora sulla faccia della Terra.
Un capitalismo di partito che vinse grazie all’accordo – un’operazione politica di gigantesca potenza – tra il Pcc, la finanza anglosferica e l’industria tedesca. Esse trovavano nella Cina, annessa nella Wto già nel 2001, la soluzione alle crisi di sovrapproduzione, contestualmente al declassamento della Russia, che fu ammessa solo dieci anni dopo nella circolazione allargata del capitale.
Le conseguenze di questa umiliazione inflitta al confine asiatico dell’Europa saranno la radice della pianta carnivora dell’imperialismo russo e della guerra per il controllo del Mar Nero (la attuale guerra russo-ucraina).
Il tutto sotto l’etichetta di “globalizzazione” (Rosa Luxemburg ha sempre avuto pochi lettori). Così si proclamò la democrazia anglosferica l’unica forma politica di un capitalismo universale e ormai irreversibile. Migliaia e migliaia di cantori composero inni in tutte le lingue del pianeta.
Il Partito democratico Usa e l’Internazionale socialista stampigliarono sul tutto un certificato di qualità che l’Ue ebbe il compito di trasformare in ordine tecnocratico senza Costituzione e legittimità, ma che è di fatto durato sino all’aggressione russa all’Ucraina e alla rottura del patto sociale Usa tra classi medie in ascesa sotto il landscape della woke culture, quando le élites del potere tecno-finanziario non sono state più in grado di gestire l’enorme malcontento sociale accumulatosi in trenta e più anni di ordoliberismo globale.
Nel centro dell’accumulazione i popoli degli abissi impugnarono e impugnano l’arma del voto e della mobilitazione tipica dell’anticapitalismo di destra neo-populistico, tanto negli Usa come in Europa, dove l’Ue ogni giorno vede decadere il suo potere di contenimento delle relazioni antagonistiche nazionali.
Esse, con il crollo della Francia e il ritorno nell’anglosfera del Regno Unito, non potranno che ritornare di nuovo a incoronare la macchina da guerra teutonica protesa alla conquista dell’Eurasia dopo aver già economicamente conquistato la Cina.
Ma è proprio la Cina, divenuta la fabbrica del mondo, ad esaltare le contraddizioni dei capitalismi nazionali. Non a caso alla centralizzazione si sta sostituendo il conflitto inter-imperialistico. Gli Usa ne sono il sismografo impazzito. E impazzirà l’intero mondo, come dimostra la guerra per il Mar Nero e il controllo del Grande Medio Oriente già nella fase avanzata del dominio futuro delle petrol-monarchie… con tutte le conseguenze che si stanno dispiegando sotto i nostri occhi.
Per ora tale tentativo ha assunto le forme del terrorismo islamico rivolto a distruggere lo Stato d’Israele, così da poter ritornare manu militari a una sorta di nuovo dominio ottomano-petrolifero… mondiale. Ma non si è che all’inizio di una partita lunghissima e senza ritorno.
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