Dopo il vertice Nato per l'Ue torna sul tavolo la trattativa sui dazi con gli Usa. ma la Commissione non brilla per velocità
L’accordo raggiunto al vertice Nato sull’aumento della spesa nella difesa al 5% del Pil entro il 2035 sembra aver aperto la strada anche per un’intesa tra Usa e Ue riguardante i dazi, che potrebbero essere asimmetrici e al 10%. Ma se Italia e Germania sembrano propense a voler chiudere i negoziati entro la scadenza del 9 luglio, la Francia appare meno convinta e questo potrebbe creare non pochi problemi a Bruxelles, cui spetta formalmente il compito di trattare con Washington.
Che vi fosse un nesso tra spese per la difesa e dazi ce lo conferma anche l’ex direttore de Il Sole 24 Ore Guido Gentili, «non solo per l’atteggiamento abbastanza genuflesso del Segretario generale della Nato Rutte nei confronti di Trump, ma soprattutto per la minaccia esplicita del Presidente americano alla Spagna, recalcitrante all’idea di aumentare la spesa nella difesa fino al 5% del Pil, di applicare tariffe più elevate sulle merci del Paese iberico. Adesso, raggiunto l’accordo al vertice dell’Aia, ci sono le condizioni migliori per chiudere la partita dei dazi, vedremo quanto in modo onorevole per l’Ue».
Sia sulle spese per la difesa che sui dazi ci sono però alcune divisioni tra i Paesi membri dell’Ue. Si potranno superare?
Cominciano dalle spese per la difesa, che dovranno essere portate al 5% del Pil entro il 2035. Un momento di verifica verrà effettuato nel 2029, quando Trump non sarà più alla Casa Bianca. L’Ue appare abbastanza divisa, ci sono diversi Paesi che vogliono evitare contraccolpi negativi sul deficit e anche per questo nel Consiglio europeo di settimana scorsa è stato deciso di affidare a Kaja Kallas il compito di predisporre una roadmap sul quadro finanziario che non sarà pronta prima di ottobre/novembre.
La questione è, quindi, principalmente finanziaria…
Esattamente. A parte la Germania, che è partita da sola con l’obiettivo, dichiarato dal Cancelliere Merz, di costruire l’esercito convenzionale più forte d’Europa, gli altri Paesi vogliono capire come evitare problemi sul fronte della finanza pubblica. È un tema complesso, tant’è che la Meloni ha profilato l’ipotesi di rivedere le regole del Patto di stabilità che sono appena entrate in vigore. Chiaramente per farlo occorrerebbero mesi di negoziati. A parte questo mi sembra che solamente dal 2027 si potranno avere le prime indicazioni su quello che sarà di fatto l’impatto dell’incremento della spesa per la difesa sui conti pubblici. Sarà tra l’altro l’anno delle elezioni politiche Italia, con tutto quel che ne consegue in termini di dibattito da campagna elettorale.
E per quanto riguarda le differenti vedute concernenti i dazi all’interno dell’Ue?
Credo che alla fine la Francia troverà il modo di “allinearsi” agli altri Paesi: mi riesce, infatti, difficile pensare che possa distanziarsi troppo dalla Germania. Vedremo se si andrà oltre la scadenza del 9 luglio, ma se non ci saranno scossoni particolari, il terreno è stato abbastanza preparato con l’accordo al vertice Nato, quindi si dovrebbe poter chiudere in tempi rapidi intorno all’ipotesi di tariffe al 10%. Il che aiuterebbe a cancellare un po’ di incertezza che pesa sull’economia.
La Commissione ha intanto dovuto rinviare la presentazione dei testi dell’accordo Ue-Mercosur. Anche qui pesano le divisioni interne tra i Paesi membri…
Prima ancora che con divisioni interne, in questo caso ci dobbiamo confrontare con la classica lentezza di Bruxelles. Credo che siamo di fronte a uno dei tanti segnali che indicano dove l’Ue dovrebbe stringere i bulloni. Questo è un caso da manuale di collo di bottiglia burocratico-amministrativo.
Che bilancio si può fare della Commissione europea nei primi sei mesi dell’anno?
Il semestre che si è appena chiuso non è stato brillante. La von der Leyen avrebbe bisogno di un colpo d’ala, perché per quanto ci sia un quadro internazionale complicato e incerto, la Commissione è stata di per sé piuttosto lenta, ha marciato a passo ridotto, anche riguardo le promesse di revisione del Green Deal. Penso che possa rischiare molto se si dimostrerà “lumaca” anche nella partita relativa alla difesa.
Alla von der Leyen serve, quindi, un’accelerazione.
Sì, vedremo cosa accadrà con la roadmap che dovrà predisporre l’Alto Rappresentante Kallas, perché andrà sciolto anche il nodo relativo al debito comune per la difesa. Sono diversi i temi su cui l’Ue dovrebbe dare dei segnali di vitalità, tra cui la promessa revisione del Green Deal, mentre finora ha sostanzialmente galleggiato. Penso che per recuperare terreno, la Presidente della Commissione dovrebbe riuscire a ripetere l’esperienza del Next Generation Eu, un’operazione in cui l’Europa diede un segnale di vitalità importante che tutti le hanno riconosciuto.
(Lorenzo Torrisi)
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