Ursula von der Leyen non ha partecipato al voto di sfiducia nei suoi confronti per partecipare alla Conferenza sulla ricostruzione dell'Ucraina
Non è mai accaduto nella storia diplomatica internazionale che una riunione sulla ricostruzione di una nazione in guerra avvenisse nel corso stesso della guerra in cui tale nazione è coinvolta. Non si sa, di solito, quale sarà la nazione vincitrice e – ancora di solito – se una strategia ricostruttiva si pone in atto a guerra in corso, tale strategia appartiene alle zone di silenzio e di oscura segretezza che riguardano le guerre.
Ebbene, l’Ue fa la differenza e la Conferenza sulla ricostruzione che si è appena tenuta a Roma è stata così importate da indurre la presidente della Commissione europea – la deliziosa amazzone Ursula von der Leyen – a non partecipare al voto di sfiducia che si è reso manifesto nei suoi confronti al Parlamento europeo, che l’ha salvata dalla sconfessione del suo operato su una questione delicatissima.
In ogni caso i voti contro la mozione di sfiducia (360) sono stati meno di quelli che hanno dato la fiducia alla Commissione lo scorso novembre (370). Inoltre, i Conservatori e riformisti hanno votato a favore della mozione, ma gli europarlamentari di Fratelli d’Italia non hanno partecipato al voto, come pure alcuni europarlamentari socialisti, anche se il grosso del gruppo S&D ha sostenuto la presidente della Commissione solo per l’ostinazione della medesima nel portare avanti la strategia suicida del Green Deal che suscita ormai anche preoccupazione nei vertici governativi di Germania, Francia e Italia, in un’inedita alleanza che è il frutto indubitabile della troppo tardiva reazione del nocciolo duro dell’industria europea.
L’autodafé della borghesia europea si disvela con questo estremo e tardivo tentativo che altro non è che il canto del cigno di una classe un tempo dominante e ora subalterna alle tecnocrazie senza legittimità e legittimazione che governano, tramite l’Ue, le nazioni continentali.
Il tutto con una guerra in corso (dopo quelle balcaniche sempre in procinto di riaccendersi) durante la quale si vuol discutere, prima che termini, su come ricostruire una nazione tra le più grandi – territorialmente – del Vecchio continente.
Il delirio della burocrazia celeste dell’Ue è giunta al culmine: come ricostruire applicando le disposizioni decarbonizzanti estreme e distruttive dalla stessa Ue messe in atto nel corso di anni di delirante dittatura ideologica del politically correct?
Alla tragedia si aggiunge ora la farsa di una presidente che con la sua assenza, mentre ha offeso i “parlamentari” europei, disvela la verità di un potere che senza legittimità costituzionale viene ogni giorno reso più personalistico e distruttivo a partire dai suoi vertici di comando e controllo, come si trattasse di un nuovo e inedito Golem che ci porta al declino irreversibile.
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