Può capitare che le vere innovazioni di metodo non siano quelle che godono dei crismi istituzionali. È il caso del WRW. La storia di Lin
Nuove indicazioni sì, nuove indicazioni no, Nuove indicazioni forse, certo, ma… IlSussidiario.net, come tante altre testate, ha ospitato un ricco dibattito sulle novità che il ministero intende introdurre nella scuola italiana. E ben venga il dibattito. Ma intanto novità accadono. Un esempio?
“Il colore della pelle”
Il colore della pelle è
in tram uno che non vuole sedersi vicino a te
uno che ti guarda con gli occhi disgustati
Il colore della pelle è
sulla strada uno ti chiama
cinesino
n***o
Il colore della pelle
fa perdere la pazienza a un gentiluomo
Il colore della pelle
fa perdere la vita
Ma
Il colore della pelle non può decidere
chi siamo
dove andiamo
cosa facciamo
Il colore della pelle
tu non puoi sceglierlo
ma puoi
resistere
amare
rispettare
Il colore della pelle non può definire
se tu sei intelligente
maleducato
o
ignorante
Ma c’è chi ancora oggi
guarda la diversità
come fosse una colpa
come fosse un difetto
L’autore di questa poesia è Lin. Lin è un ragazzino di 13 anni, terza classe di scuola secondaria di primo grado (le vecchie medie). Quando era in prima padroneggiava male l’italiano, era qui da soli due anni, ed era timido, ritroso.
Come è arrivato a questo risultato?
La fortuna di Lin è stata la sua insegnante di italiano, che per tre anni ha guidato la sua classe lungo un percorso di apprendimento delle competenze di lettura e di scrittura fatto di passi lenti, progressivi, intenzionali e strutturati, utilizzando strumenti di apprendimento pensati e progettati a partire da ciò che le neuroscienze hanno rivelato sui processi cognitivi, su come funziona il nostro cervello quando apprende.
E sul ruolo che giocano gli aspetti emotivi, la motivazione, il sentirsi ascoltati e presi sul serio, il percepirsi parte di una comunità. Oltre che parte attiva del proprio percorso di apprendimento.
Questi sono in grande sintesi gli elementi costitutivi del WRW (Writing and Reading Workshop), il metodo nato negli Stati Uniti più di vent’anni fa, che propone di educare alla lettura e alla scrittura attraverso laboratori didattici in cui studenti e studentesse sono chiamati a “mettere le mani in pasta”, a misurarsi in prima persona con il testo da leggere e da comprendere e con le consegne di scrittura.
Prima chiave del metodo WRW: la gradualità. Si comincia a leggere da testi semplici, brevi, letti ad alta voce dall’insegnante, su cui si riflette insieme, seguendo i pensieri espressi ad alta voce dall’insegnante, e modellandosi sulla sua guida. Che porterà a leggere anche testi ad alta complessità, Dante, Manzoni, Pascoli…
La seconda chiave è proprio il modeling. L’insegnante fa e studenti e studentesse copiano quel che fa lui/lei. Se gli artisti apprendono l’arte del disegno copiando, allora possono farlo anche gli apprendisti lettori e scrittori! E se l’insegnante per primo esegue una consegna, non solo propone un modello, ma attiva un ambiente di lavoro che è una comunità, in cui si lavora e si apprende insieme.
Senza contare che, provandosi in prima persona, si renderà conto di quanto difficile sia scrivere, e scrivere secondo determinate regole. Esempio concreto, compito in classe assegnato in una seconda media, tempo due ore: “Scrivi un racconto giallo”. Prova tu, insegnante! Ci riesci? Nel metodo WRW, le/gli insegnanti propongono solo lavori in cui si sono impegnati loro in prima persona.
In questo modello didattico l’insegnante fornisce strumenti e strategie di lavoro molto concreti, subito applicabili: li presenta attraverso le cosiddette mini-lezioni – 10 minuti, non ore! – e poi via, si prova. La pratica si fa in classe, mentre l’insegnante passa tra i banchi e offre brevi consulenze, cioè un supporto immediato, che può servire a sbloccare, a correggere, a incoraggiare.
L’altro grande supporto lo forniscono i compagni: Luca è bravo con gli aggettivi, nella poesia che ha letto ai compagni ha usato l’aggettivo “perlaceo”, e l’insegnante l’ha lodato; ecco perché nella sessione di scrittura successiva la sua compagna Camilla, pur brava scrittrice, ha chiesto proprio a Luca una consulenza per gli aggettivi del suo testo! Potete immaginare la soddisfazione e la felicità di Luca che si è sentito valorizzato, che ha capito di avere un talento.
E alla fine del laboratorio si condivide: liberamente, chi lo desidera o se la sente legge ai compagni ciò che ha scritto.
Si capisce quindi che il WRW – la cui fortuna in Italia sta crescendo esponenzialmente grazie al gruppo delle Italian Writing Teachers (IWT), che ne promuove la diffusione – sia un metodo per sua natura inclusivo: perché si procede per gradi, con istruzioni precise, lo si fa coinvolgendo i compagni e ci si prende il tempo per farlo.
Le strategie che si apprendono, anche con il supporto di organizzatori grafici che servono a visualizzare e fissare, o a guidare, il pensiero, si mettono in pratica più volte, continuamente, finché diventano routine apprese e interiorizzate.
Impossibile sintetizzare in poche righe un intero sistema didattico, ma chi lo pratica testimonia la sua straordinaria efficacia sia rispetto agli obiettivi strettamente disciplinari, sia soprattutto per il conseguimento di quelli educativi e formativi.
No, queste righe non sono uno spot pubblicitario per il WRW; sono solo il contraccolpo di uno stupore. Il 12 e 13 luglio scorsi ho avuto l’opportunità di incrociare la Summer School per docenti dalla scuola primaria alla secondaria di secondo grado che volevano approfondire il metodo del WRW, organizzata a Parma da Sanoma. E ho scoperto che il WRW è un esempio della scuola che sa mettersi in discussione, che sa attuare un cambiamento, che sa guardare in faccia i suoi studenti e tenere conto delle loro difficoltà, delle nuove sfide che affrontano.
Non per rinunciare o lamentarsi o denunciare, ma per farsene carico, studiare, progettare, trovare nuove strade. Che siano in vigore le vecchie o le nuove Indicazioni nazionali, che si sia in sintonia oppure no con le curvature culturali che le sottendono, ciò che dovrebbe contare davvero è che possano fiorire ogni anno 10, 100, 1000 Lin.
