La recente intervista a Repubblica di Elena Baraggia, licenziata perché presente su OnlyFans, dimostra che la dirigenza della scuola ha fatto il suo dovere

La vicenda dell’insegnante di Varago (Treviso), licenziata perché attiva su OnlyFans, ha dell’incredibile. Elena Maraga, educatrice nella  Scuola paritaria dell’infanzia “Maria Monti”, sino al 19 marzo era in servizio nella scuola paritaria del suo paese, ma al diffondersi della notizia dell’ attivazione di un account sul noto social network, che rende espliciti foto e video per adulti, è stata prima sospesa e poi licenziata per comportamento inappropriato.



Un primo aspetto paradossale, secondo la 29enne, sarebbe quello che il comportamento privato sui social non ha mai inciso con la funzione docente, avendo sempre svolto il proprio ruolo pubblico in modo ineccepibile. Secondo la donna è il moralismo ad aver causato il licenziamento, perché, come ha affermato in un’intervista al quotidiano Repubblica, “il sesso e la bellezza fisica restano invece un invalicabile tabù morale, moltiplicato da una collettiva falsità”.



In altre parole il problema sarebbe sempre il moralismo cattolico, dei vizi privati e delle pubbliche virtù. Ma a ben vedere la giovane esibizionista a pagamento confonde volutamente le carte. Questo non è un problema di morale, ma di realtà, che impone comportamenti consoni a chi ha scelto di partecipare con le famiglie all’educazione dei bambini.

Chiunque, in qualsiasi istituzione scolastica, laica o cattolica, statale o paritaria, si prenda cura dei piccoli, ma anche degli adolescenti, se vuol essere credibile deve avere un comportamento consono al ruolo svolto. Al contrario di quanto sostiene la ex docente, la vita privata e il ruolo pubblico sono sempre in stretta relazione, perché sembra scontato dirlo, ma un medico non può usare vestiti stracciati, sporchi o puzzolenti mentre visita. Chi si farebbe curare da un dottore che puzzasse di alcool e intercalasse con abbondanza di turpiloquio o bestemmie?



Allo stesso modo non è possibile che un’insegnante si tolga la biancheria anche solo nell’ambiente asettico di un social per un pubblico maschile ristretto di “guardoni” a pagamento. Compie un atto poco consono solo il genitore che sul telefonino guarda spogliarsi l’insegnantte del proprio figlio (e che ha reso pubblica la notizia), o la maestra d’asilo che si fa vedere senza veli?

Chiunque, non solo i moralisti, potrebbe chiedersi quali siano i valori di riferimento di una donna che mostra il proprio corpo ricevendo denaro come contropartita. Non ci vuole tanto per capire che tali atteggiamenti sono incompatibili con un ambiente che ha il compito di accogliere, educare e proteggere i bambini. Si tratta di un lavoro molto delicato, che ha a che fare con i primi anni del  vivere, con i più piccoli e le loro famiglie, bambini che sono tutelati da leggi e convenzioni internazionali.

La maestra d’asilo ha dichiarato a Repubblica di non essersi “mai spinta nella pornografia”, aggiungendo che “solo per chi paga di più arrivo a togliermi la biancheria”. La docente allora spieghi cosa sia il farsi pagare per mostrare le proprie parti intime. Non si è chiesta se le mamme, con cui tutti i giorni aveva a che fare, sarebbero state contente di affidarle i propri figli o spinte dallo scandaloso e  irrefrenabile moralismo, avrebbero rifiutato di portarli nella sua scuola?

La Maraga ha poi dichiarato in modo surreale che il misero stipendio di 1.200 euro non le permetteva granché, neppure un affitto, per cui si è lanciata su OnlyFans per diventare indipendente. Una scelta di vita molto più remunerativa, ma non c’era un’altra strada per arrivare alla fine del mese?

Si sa che gli stipendi degli insegnanti italiani sono miseri e decine di migliaia di docenti percepiscono stipendi da fame, soprattutto nelle paritarie, visto che lo Stato le sostiene poco; ma a differenza dell’avvenente insegnante, ogni giorno le sue colleghe vanno a scuola e accudiscono i loro piccoli allievi senza che passi loro per la testa di mostrarsi su siti a pagamento. È Elena Maraga a essere fuori dalla realtà o lo sono tutte le altre?

La donna ha anche dichiarato che su OnlyFans si guadagna dieci volte di più che a scuola: “mi sono detta perché no, la giovinezza presto scompare”. Se ha capito quale carriera intraprendere, sicuramente non è quella di educatrice o insegnante nella scuola dell’infanzia o nei nidi.

Quella dell’ex insegnante di Treviso è una vicenda in cui le scelte individuali, sganciate da qualsiasi contesto perché schiave di un individualismo assoluto, mancano le categorie della vita reale. È per questo che il parroco ha fatto bene a licenziarla. E i sindacati dovrebbero rifiutarsi di assisterla, perché in questa situazione non ci sono diritti sindacali da difendere.

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