Una foto o un video che immortali il proprio figlio nel suo primo giorno di scuola. Quale mamma non l’ha scattata o girato per avere un ricordo di questo momento? C’è chi poi condivide tutto sui social e chi semplicemente le conserva per tirarle fuori dopo anni. In ogni caso è un’abitudine che la preside di una scuola di Genova ha dovuto limitare. Infatti ha chiesto ai genitori di scattare foto in solitaria del proprio figlio o al massimo con un altro compagno, a patto che la sua famiglia sia d’accordo. E questo per una questione di privacy dei bambini. La vicenda è stata ricostruita da La Stampa, che spiega come il Gdpr (General Data Protection Regulation), il regolamento europeo Ue 679/2016 sulla protezione dei dati personali, stia cambiando anche le abitudini anche a scuola. È stata ad esempio introdotta la figura del responsabile della protezione dei dati e sono sparite le fototessere dei bambini sugli armadietti. Il caso più eclatante però riguarda Rapallo, dove la foto di classe al termine dello scorso anno scolastico è stata a rischio.
SCUOLA, PRIMO GIORNO SENZA FOTO RICORDO A GENOVA
La preside della scuola paritaria Gianelli, Franca Castiglione, come riportato da La Stampa, ha chiesto ai genitori di non fare foto “generalizzate” nel cortile nel primo giorno di scuola. «Ogni anno facciamo firmare i moduli per le autorizzazioni su foto e video che vengono effettuate nell’ambito delle iniziative scolastiche. E qualche genitore non ha piacere. Proprio per questo ho chiesto di non fare scatti di gruppo. Poi ognuno, ovviamente, poteva fare la foto del proprio figlio». C’è chi ha concesso una deroga per il primo giorno di scuola, come il dirigente Guido Massone di Santa Margherita Ligure. Ma nella sua circolare spiega che per le foto che coinvolgono altri bambini deve esserci il via libera dei genitori. «Quello che può sembrare una limitazione della libertà in realtà è una garanzia dei diritti di tutti. Deve vigere il sentimento di prudenza e non di proliferazione bulimica dei dati e della pubblicazione degli stessi». A Rapallo sono sparite le foto dagli armadietti: resta il nome e c’è un disegno. Non si può associare il nome al volto. «Le immagini dei bambini non devono poter essere acquisite perché possono essere oggetto di trattamenti illegittimi. Si sono verificate anche truffe o false adozioni proposte con immagini di minori», ha spiegato Andreino Garibaldi, ingegnere informatico e referente per la privacy del Comprensivo Rapallo Zoagli.