L'ulteriore probabile rinvio da parte di von der Leyen del "pacchetto automotive" è un pessimo segnale. La Lombardia andava ascoltata
Sarebbe potuto essere il giorno della svolta, della salvezza di un intero comparto, quello dell’automotive, prima del baratro, e invece sembra profilarsi l’ennesimo rinvio con l’unico risultato di accentuare la crisi di un settore industriale che ha fatto la storia dell’Europa.
Ma andiamo con ordine. Mercoledì 10 dicembre la presidente della Commissione europea von der Leyen avrebbe dovuto presentare il “pacchetto automotive” tanto atteso dall’intera filiera continentale, ma i continui litigi all’interno di una maggioranza troppo eterogenea sembrano causare un nuovo rinvio.
Eppure in questi giorni da Bruxelles arrivavano notizie incoraggianti, come “l’apertura della Commissione a tutte le tecnologie, compresa i biocarburanti”, ma, appunto, l’Europa prende tempo, mentre un settore in grande difficoltà non vede più la luce in fondo al tunnel. Aziende che soffrono significa perdita di posti di lavoro, famiglie in difficoltà, crisi sociale, perdita di competitività e comunità più insicure.
L’Europa ha deciso, da tempo, di abdicare, dal punto di vista industriale, a vantaggio di competitor, come la Cina, che stanno conquistando quote di mercato una volta (quasi) esclusive di Paesi del nostro Continente.
Eppure qualcuno l’aveva detto, previsto, denunciato. Ma…

Era il 20 marzo 2022 e nel silenzio più assordante, Regione Lombardia, per bocca dell’assessore alle imprese Guido Guidesi, tuonava: “l’imposizione da parte della Commissione europea del ‘solo elettrico’ potrebbe causare il più grande suicidio economico della storia”.
Tanti presero quelle dichiarazioni con un po’ troppa superficialità, qualcuno invece decise di “sposare” la battaglia lombarda in difesa delle industrie dell’Automotive: le associazioni di categoria, tutte, nessuna esclusa, tante aziende, le università e, soprattutto, il Cluster Lombardo della Mobilità.
Da allora la Lombardia di strada ne ha fatta, soprattutto in Europa, creando una vera e propria “lobby” con le Regioni manifatturiere più importanti; ha assunto la presidenza della rete europea dell’Automotive, ha lanciato diversi manifesti ufficiali sposati dai governi italiani che nel mentre si sono succeduti; ha cercato, insomma, di salvare una filiera che solo in Lombardia conta oltre 100mila imprese.
Negli ultimi mesi, soprattutto con l’arrivo di Friedrich Merz alla Cancelleria, la Germania si è molto avvicinata alle posizioni italiane e lombarde e questo certamente ha costretto von der Leyen ad una retromarcia, anche se minima.
È di venerdì, inoltre, una forte presa di pozione del governo italiano che, insieme ad altri 5 leader europei, ha deciso di prendere carta e penna e sollecitare la Commissione affinché prenda decisioni di apertura al buonsenso. Tutto questo forse ancora non basterà; mercoledì ci sarebbe potuta essere la svolta, e invece pare proprio che tutto verrà rinviato. Oggi è ancor più chiaro che forse l’Europa, quel 20 marzo 2022, avrebbe dovuto ascoltare la Lombardia.
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