Sergio Cusani, l’ex consulente finanziario della famiglia di Serafino Ferruzzi (quest’ultimo che per anni ha diretto di gruppo Montedison prima di lasciare il suo posto a Raul Gardini), nonché uomo “simbolo” del processo Mani Pulite, ha ricordato sulle pagine del Quotidiano Nazionale i due grandi e famosi imprenditori. Oggi, inoltre, su Rai 1 verrà trasmesso un film dedicato proprio a Gardini, che partito dal nulla è riuscito a dirigere un vero e proprio colosso industriale, prima di fondare il suo, Enimont.
Parlando degli ex collaboratori e amici, Sergio Cusani ci tiene a partire proprio da Serafino Ferruzzi, che conobbe mentre “facevo apprendistato da Aldo Ravelli. Veniva nello stabile dove lavoravo per incontrare un broker navale che aveva l’ufficio vicino a noi e che ci presentò Ferruzzi, che nessuno di noi conosceva” e che ora, invece, ricorda come “uno dei più grandi imprenditori italiani”. In quel primissimo incontro, d’altronde, Sergio Cusani capì subito che era “una persona gentile, garbata. Un bel sorriso. Quei due occhietti con uno sguardo al laser. Soprattutto, una persona curiosa di quello che avveniva nel mondo della finanza”. Così, iniziarono a frequentarsi, con Cusani che dava a Ferruzzi “la mia opinione sui mercati finanziari”.
Sergio Cusani e il ricordo di Serafino Ferruzzi
“Eravamo davvero molto diversi”, ricorda Sergio Cusani, continuando a parlare del Ferruzzi. Racconta che il primo incarico affidatogli fu per “una tenuta di 4.500 ettari [a] Torviscosa”. Disse che “costa 42,5 miliardi di lire” e Cusani “per tutta la notte studiai le carte che Ferruzzi mi aveva fatto avere, elaborai una scheda molto sintetica, la mattina alle 11 mi presentai in banca” e ottenne il finanziamento, ma a patto che invasse “tutta la documentazione alla base della scheda. ‘Se ci sarà qualcosa che non corrisponde”, gli disse il direttore della banca, “non dovrà più farsi vedere‘”.
Sergio Cusani ricorda che a quei tempi Ferruzzi in Italia era “uno sconosciuto. Anche se era ritenuto il maggior commerciante privato del mondo di prodotti cerealicoli. Alla borsa merci di Chicago quando entrava suonavano la campanella in segno di omaggio”. Racconta che il progetto di Ferruzzi era “all’avanguardia. Puntava su logistica, trasporti, silos di stoccaggio. Voleva il totale controllo della filiera produttiva. Una visione quasi profetica: oggi, in un mondo di guerre e di tensioni, sta ritornando di grande attualità”. E del Ferruzzi imprenditore, invece, Sergio Cusani ne parla come di “un patriarca. Aveva una stanzetta. Una piccola scrivania in fondo. E sui lati tre, quattro scrivanie con i suoi dirigenti più fidati”.
Sergio Cusani: “Il patrimonio di Ferruzzi fu la garanzia per l’affare Montedison”
Continuando a rinvangare nei suoi ricordi, Sergio Cusani racconta di come la sua storia e quella di Ferruzzi finirono per intersecarsi con quella di Gardini. L’ultima volta che vide Ferruzzi, infatti, fu anche la prima in cui vide “il genero, Raul Gardini. Due giorni prima della morte, l’8 dicembre 1979″. La storia della Montedison, racconta, iniziò “a metà degli anni ’80 [quando] la finanza italiana, in particolare Mediobanca, premeva affinché [ottenesse] una partecipazione del 2 o 3% in Montedison”.
“C’era pressione su Gardini”, ricorda Sergio Cusani, raccontando che era lui il leader assoluto del patrimonio di Ferruzzi, “anche dai giornali. Lo tiravano da tutte le parti perché entrasse” e lui decise “di parlarne con me”. Il consigliere suggerì di prendere il 4 o 5 %, ricordandogli che rappresentava “il gruppo Ferruzzi”. Qualche giorno dopo, “Gardini venne da me. Aveva appena dato incarico, un ordine aperto non circoscritto, di comprare azioni Montedison alla banca di Suez” e gli raccontò di aver ottenuto “il 14%. Era diventato l’azionista più importante”. E così, assieme a Sergio Cusani, Gardini andò in banca per ottenere un prestito, chiedendo “2mila miliardi di lire. Ovviamente lasciando in garanzia le azioni Montedison” e racconta che, a conti fatti, “il patrimonio di Serafino Ferruzzi è stato la migliore garanzia per l’affare”