Continua il campionato di Serie A, con un velo di tristezza dettato da due motivazioni. La prima è legata a questo male oscuro che sta preoccupando tutto il mondo facendoci chiudere in un individualismo esasperato, la seconda al casino che hanno fatto le autorità calcistiche: si gioca, si rinvia, si gioca a porte chiuse, si parte in ritardo. Ma non sarebbe stato meglio sospendere fino a dopo la Santa Pasqua il campionato di Serie A, lasciar perdere gli Europei e finire a luglio? Non c’è più voglia di seguire le partite, la voglia di scudetto è stata sopravanzata da una problematica sanitaria, divenuta anche economica, che fa tremare la società. Mi è piaciuta l’idea, lanciata dall’economista Federico Carli, che spinge l’Europa a garantire l’emissione – da parte degli Stati dell’Unione – di bond, per l’importo necessario a debellare il virus e rilanciare l’economia all’interno di ogni stato. Tali obbligazioni, protette dall’U.E., porterebbero alla stabilizzazione dei debiti degli Stati emittenti, concorrerebbero al rilancio della voglia di investimento delle imprese con incidenza sull’occupazione. Ciò darebbe possibilità all’Europa di non essere più una mera entità economica ma, specialmente, politica. Chiamiamoli “antivirus bond”.
Stancamente, nel disinteresse totale per la Serie A, hanno giocato casciavit, gobbi e bauscia, queste ultime nel derby d’Italia. Sono scese in campo proprio nelle aree non zone rosse, ma da tenere in particolare attenzione, decretate nella notte di sabato dal governo .A san Siro è entrata in campo la misera figura di quella che fu una grande squadra di calcio: il Milan. E’ bastato un Genoa volitivo e ben disposto in campo. Le proposte di gioco genoane, per almeno un’ora, sono state le uniche viste in campo. I rossoneri si sono adattati all’atmosfera tetra del Meazza deserto, trastullandosi in giocate senza sbocco e operando alla “tutti per uno”, l’ex grande Ibra. Per i rossoblu ha segnato il tripletista Pandev. Praticamente due dei tre goleador fanno, assieme, più di 70 anni. Ditemi voi.
Il derby d’Italia è andato come doveva: i bianconeri sono ancora troppo forti per i nerazzurri. Primo tempo piacevole. La Juve ha tenuto maggiormente il gioco ma l’Inter è stata pericolosa con rapide ripartenze. Brozovic ha gestito con maestria il centrocampo, Bastoni ottimo nell’interdizione e nei lanci a tagliare il campo. Ronaldo, svelto come sempre di gambe ma poco incisivo. Le difese sono parse superiori agli attacchi. Poi, nella ripresa, i milanesi sono spariti ed è stato facile per gli juventini abbatterli. La Beneamata è rientrata in partita con la testa solo nel finale, ma inutilmente. Per le milanesi non è stata giornata.