Con il recente rinnovo dei contratti verrà introdotta la fatidica settimana corta per le pubbliche amministrazioni, ovvero riguardante gli enti pubblici come Inail e INPS (dunque non economici), e gli uffici fiscali (compresi i ministeri). La novità ha però una fase sperimentale, che potrebbe concludersi in un tempo relativamente “breve”.
La locuzione della “settimana corta” fa riferimento a quattro giorni lavorativi, con la finalità di monitorare l’andamento dei lavoratori e assicurarsi che la loro produttività migliori (oltre che far risparmiare tempo e soldi anche agli enti delle P.A). All’esperimento verrebbero coinvolti quasi duecento mila lavoratori.
Settimana corta pubbliche amministrazioni in fase sperimentale
Inizialmente la settimana corta per le pubbliche amministrazioni verrebbe accettata soltanto “volontariamente” dai lavoratori che vorrebbero sperimentare l’accordo. Le parti accettano delle condizioni specifiche a cui sarebbe impossibile esimersi.
Ad esempio il lavoratore in modalità “agile” deve garantire le tradizionali trentasei ore settimanali e dunque scegliere quale dei giorni lavorativi e “ridotti” dover dedicare più ore, ovvero 9 ore (oltre alla pausa). L’accordo rimodula sia i permessi che le ferie di diritto del lavoratore.
La settimana corta va interpretata come uno strumento lavorativo con cui le P.A possono concordare con il lavoratore (sempre che egli accetti) i quattro giorni di lavoro anziché i soliti cinque o sei. Nella fattispecie l’accordo può essere finalizzato esclusivamente per determinati settori (ad esclusione degli sportelli a servizio dei cittadini italiani).
Il dubbio dei sindacati
L’unica perplessità sollevata dai sindacati sta nel lavoratore che dovrà impiegare in un giorno, più di 9 ore di lavoro (considerando anche il tempo per la pausa pranzo), e la sostenibilità nel medio e lungo termine di questi ritmi.
L’obiettivo resta comunque lo stesso: far conciliare il tempo libero e la vita dei lavoratori dipendenti per quel che riguarda il settore privato. La soluzione potrebbe ritenersi particolarmente utile ai lavoratori utili e agli enti che potrebbero abbattere i costi energetici legato ad un consumo in bolletta minore.
I nuovi contratti mirano ad un incremento salariale, proponendo fino a 165 euro mensili garantiti per tredici mensilità.