IN COSA CONSISTE LA PROPOSTA DI LEGGE DEI RADICALI SUI SEX WORKER
Già lo scorso giugno i Radicali Italiani avevano depositato i testi in Corte di Cassazione, ora iniziano ad emergere i primi dettagli della proposta di legge per rendere legalizzata la professione di sex worker in Italia. Il tentativo è quello di togliere la prostituzione dal giro di illegalità e sfruttamento di cui gode purtroppo dall’alba dei tempi, tentando invece di legalizzare la professione definita oggi dei “lavoratori sessuali”.
L’intento di decriminalizzare il sex work è riassunto in diversi passaggi della proposta di legge presentata dai Radicali con una raccolta firme, in completa opposizione al provvedimento depositato a gennaio alla Camera dal deputato FdI Edmondo Cirielli, tesa a incarcerare i clienti delle prostitute che si appartano in automobile. «Serve rimuovere tutti i divieti, le sanzioni e gli ostacoli normativi che si abbattono su un’intera categoria di persone», si legge nelle anticipazioni della proposta radicale pubblicate su “La Repubblica”, «chiediamo una piena decriminalizzazione del sex work. Lo scopo è riconoscere il lavoro sessuale come un’autonoma e legittima professione».
“STOP ALLA PROSTITUZIONE”: LE PROPOSTE SUI SEX WORKER E LE ALTRE RACCOLTE FIRME
In una nota dei Radicali si sottolinea come la legge attuale sul sex work ha ottenuto fino ad oggi un risultato unico: «prendere di mira le lavoratrici e i lavoratori del sesso e rendere le loro condizioni di vita meno sicure». Usando i dati recenti del Codacons sulla delicata materia, i Radicali rilevano come il numero stimato di persone che lavorano nel sex work in Italia superi i 100mila, un mercato da circa 3 milioni di clienti ogni anno per un fatturato che potrebbe aggirarsi tranquillamente sui 3,6 miliardi di euro l’anno.
A vendere il proprio corpo per servizi sessuali sono la stragrande maggioranza donne, trans (il 15%) e uomini solo il 5%: «I clienti – dicono i Radicali – sono invece principalmente uomini di ogni età, professione, opinione politica, livello di istruzione e di reddito». La proposta di legge si fonda dalla antica battaglia nata nel 1982 con il Comitato per i diritti civili delle prostitute guidato da Carla Corso e Pia Covre: «Il primo documento si intitolava ‘Le prostitute rivendicano il diritto all’esistenza’ e chiedevano la depenalizzazione dei reati che rendevano loro la vita impossibile». Secondo il partito radicale, l’essere “donne di tutti” con il sex work legalizzato, «è essere donne di nessuno, il godere di una libertà sessuale pari a quella degli uomini». Lo scorso giugno i Radicali hanno presentato ben 6 proposte di legge con la raccolta firme per 50mila cittadini che se raggiunta porterebbe i provvedimenti in Parlamento: oltre al sex work, i Radicali del segretario Iervolino e della tesoriera Crivellini puntano all’aborto (legge più dura della 194), energia, difesa del suolo, debiti dello Stato e povertà.