Shirin Ebadi, pacifista iraniana, premio Nobel per la pace nel 2003, è stata ospite stamane a Storie Italiane, programma di Rai Uno: “Sono in Italia per il telefono Rosa, stasera abbiamo un evento. Sono molto contenta di essere qui, per me è un piacere e un onore parlare con lei e con i vostri telespettatori”. Si parla anche di Coronavirus, arrivato anche in Iran (due i morti): “Sono già due settimane che si parla di sintomi in Iran, ma fino a che non ci sono stati i morti le autorità non hanno voluto annunciarlo e il governo si è mosso molto tardi. Si teneva il 41esimo anniversario della rivoluzione, e il governo temeva che annunciando il coronavirus nessuno avrebbe partecipato all’evento. Quando hanno dato l’annuncio era ormai troppo tardi e adesso si sono visti gli effetti. Hanno bloccato i voli e tutti i cittadini iraniani vengono bloccati nei paesi vicini e messi in quarantena, proprio per via dei molti casi registrati”.
SHIRIN EBADI: “IL PROBLEMA PIU’ GRAVE PER L’IRAN E’ LA NOSTRA COSTITUZIONE”
“Il problema più grave in Iran – prosegue Shirin – è la nostra costituzione, che dice che tutti i diritti sono in mano ad una sola persona, il leader supremo. Non ha importanza che il parlamento sia di destra o di sinistra, in quanto questi non possono fare nulla, il leader supremo ha il veto su tutto. Finchè c’è questa costituzione le elezioni non hanno senso, prima bisogna cambiarla, e poi si potranno riportare i diritti al popolo, che potrà così liberamente partecipare alle elezioni e decidere che cosa vuole”. Ovviamente non si poteva parlare del recente caos a seguito dell’uccisione con un raid americano, del militare iraniano Soleimani: “Le divergenze fra i due paesi sono una cosa seria, ma più importante è il fatto che gli iraniani siano contro il proprio governo. Non sono d’accordo con la politica straniera del paese, vogliono che i soldi rimangano in Iran. Se la gente dovesse vincere, l’Iran non sarebbe più isolato e farebbe pace con tutto il mondo. Questo regime ha fatto sì che l’Iran si sia isolato”. Infine sull’Italia ha spiegato: “Penso che i rapporti umani e culturali fra i due paesi debbano essere più importanti di quelli commerciali, ma non è così”.