SILENZIO/ “Ascoltiamolo di più e avremo un cuore più intelligente”

- Patrizio Paoletti

La ricerca scientifica valorizza i benefici del silenzio per la nostra salute mentale. Il primo è minacciato e la seconda è sempre più a rischio

classifica università italia (LaPresse)

Caro direttore,
pratico meditazione da quando avevo 5 anni grazie ad una nonna speciale. Il silenzio è per me un amico infinitamente caro, generoso, sconfinato e misterioso. A proposito delle pratiche meditative, il grande neuroscienziato Francisco Varela parlava della necessità di realizzare una “scienza in prima persona”, fare di noi stessi un laboratorio di ricerca, nutrendo una sana e profonda curiosità per il nostro funzionamento. Praticare ogni giorno il silenzio può aiutarci a vivere una condizione di maggiore benessere psicofisico, perché migliora la percezione di noi stessi, delle nostre istanze più intime, ma anche di quello che ci circonda, portando grandissimi benefici al nostro organismo.

La ricerca in prima persona su noi stessi è oggi più che mai al centro della ricerca scientifica sulla coscienza, che ha bisogno di far dialogare l’esperienza soggettiva in prima persona con le misurazioni oggettive dell’attività cerebrale.

Trovo che la ricerca scientifica sulla coscienza sia di estrema importanza perché ci fornisce strumenti per la consapevolezza di noi stessi, una chiave per il futuro della nostra specie. È per questo che, con la mia Fondazione, ho dato vita nel 2019 ad Icons, Conferenza internazionale sulla neurofisiologia del silenzio, giunta quest’anno alla seconda edizione, con alcuni tra i più importanti neuroscienziati al mondo.

Riuniti in un luogo che testimonia il valore del silenzio nei secoli, il meraviglioso Monastero di San Biagio nei pressi di Assisi, esperti di ambiti differenti hanno dato vita ad una conferenza multidisciplinare, che affronta il tema del silenzio da differenti punti di vista, secondo molteplici discipline di studio. Il silenzio, infatti, con i suoi numerosi benefici è indagato dalla neurofisiologia, dalla psicologia, dalle discipline cognitive, dalla filosofia e, non da ultimi, da quei praticanti che fanno di se stessi il campo di sperimentazione.

A testimonianza del grandissimo interesse che il silenzio genera – forse proprio per la sua mancanza in questi nostri tempi – la conferenza ha visto partecipazioni da sette nazioni e ha dato vita a una raccolta di articoli pubblicati sulla rivista scientifica internazionale Frontiers scaricata ad oggi oltre 46mila volte.

Un allarmante report dell’Organizzazione mondiale della sanità afferma che l’inquinamento acustico è divenuto così costante e diffuso da non venire quasi più percepito, sebbene i suoi effetti siano devastanti. Ricerche condotte in ambito scolastico hanno dimostrato che i bambini che frequentavano una scuola in un rumoroso contesto urbano riportavano difficoltà cognitive assenti in loro coetanei che frequentavano un istituto situato in un contesto silenzioso.

Il rumore è diventato una costante degli ambienti che frequentiamo, quello che non sempre ci è chiaro è come il rumore entri nel nostro mondo interiore. Il nostro cervello reagisce costantemente ai tantissimi stimoli che lo raggiungono, al sovraccarico di informazioni, generando uno stato che ci impedisce un ascolto interno, di ciò che in noi si muove e, soprattutto delle nostre istanze più intime e profonde. Ci è indispensabile dedicare un po’ del nostro tempo al silenzio fuori e soprattutto dentro di noi. La ricerca neurofisiologica ha dimostrato che esistono circuiti cerebrali per l’ascolto del silenzio distinti da quelli adibiti all’ascolto dei suoni.

Ma cosa possiamo ascoltare nel silenzio? Possiamo ascoltare quella parte di noi che rimane troppo spesso inascoltata, quell’intelligenza del cuore di cui tratto in un libro che ho scritto di recente. Nel silenzio, possiamo confrontarci con quella domanda fondamentale che può davvero ribaltare la direzione della nostra vita: cosa è davvero importate per me?

Quando portiamo la nostra attenzione su questa domanda, ci accorgiamo che non è semplice rispondere e che la difficoltà deriva dal rumore della nostra mente che, sovraccarica di stimoli, fatica a ricavare uno spazio di libertà per indagare le domande per noi così essenziali.

Come fare? A seconda delle nostre esperienze ed attitudini, può darsi non sia facile sedere a praticare il silenzio, a volte nelle condizioni frenetiche del nostro quotidiano può risultare troppo impegnativo. Per questo ho realizzato qualche anno fa un metodo che sintetizza anni di ricerca in una tecnica accessibile e immediata, Omm the One Minute Meditation, un minuto di meditazione. Una tecnica che può essere praticata da chiunque e in qualsiasi circostanza con benefici immediati e duraturi. Credo sia un contributo dovuto e indispensabile per questo nostro tempo e mi riempie il cuore di gioia ricevere tante testimonianze positive da coloro che sperimentano Omm.

Spero che sempre più persone possano conoscere questo amico fidato e intimo che è il silenzio e che possa portare alle loro vite i tantissimi benefici che ha portato alla mia vita e a quella di tantissimi altri.

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