La Slovenia da tempo cerca di fare i conti con i suoi numerosi pazienti psichiatrici, ovvero persone a cui è stato diagnosticato un qualche disturbo mentale invalidate, impossibilitate a condurre una vita normale o a praticare una qualche professione. Pazienti presenti, in generale, in tutti i paesi mondali, ma mentre nella maggior parte dei paesi europei sono stati progressivamente chiusi i manicomi, lo stesso non vale per il territorio sloveno (tra gli altri).
Infatti, se l’Italia ha iniziato la cosiddetta deistituzionalizzazione dei manicomi sul finire degli anni ’70, la Slovenia non ne ha mai completamente interrotto l’utilizzo, seppure fortunatamente negli anni sia stato, quantomeno, ridimensionato. Tuttavia, a differenza dei vari paesi europei che hanno chiuso i reparti psichiatrici con tempistiche leggermente diversi, a partire dagli stessi anni ’70 le condizioni dei pazienti psichiatrici in Slovenia sono migliorate, soprattutto su spinta del governo socialista, per poi peggiorare drasticamente negli anni successivi, in un costante declino che pesa ancora oggi. Seppur, infatti, la maggior parte dei pazienti psichiatrici oggi non vivano più nei manicomi, quei pochi ancora detenuti al loro interno sono costantemente sottoposti a violenze e torture, senza la necessaria assistenza medica, o sociale nel caso siano liberi.
La Slovenia e la violenza legalizzata contro i pazienti psichiatrici
Ad oggi, certifica un reportage citato dal quotidiano Domani, in Slovenia sono registrati circa 2.700 pazienti, dei quali però 700 vivono ancora nei “reparti chiusi”, ovvero il modo in cui vengono chiamati i manicomi. La ragione per cui il governo sloveno decise di non intraprendere il processo di deistituzionalizzazione era legato ad un temuto aumento dei senzatetto in giro per la città, oltre a problemi all’ordine e alla salute pubblica, che nel resto dei paesi europei non sono mai stati confermati.
Secondo il reportage, inoltre, alcune violenze contro i pazienti psichiatrici sono ancora legali in Slovenia, come per esempio il contenimento forzato per 4 ore, ma anche quelle illegali sono praticate, come il contenimento continuativo per 10 giorni, oppure la disidratazione intenzionale o, ancora, le percosse genitali. Fino a pochi anni fa si praticava ancora diffusamente l’elettroshock, oppure le terapie insuliniche. Nel frattempo, però, la Slovenia ha cercato di fare i conti con i pazienti psichiatrici, accedendo ad un fondo sociale europeo dal valore di 1,8 milioni di euro (per un totale, aggiungendo i fondi locali, di 2,2 milioni), con i quali alcuni pazienti che erano in manicomi sono stati trasferiti in case famiglia, con l’idea (infruttuosa) di reinserirli nella società.