“Smart working rende faziosi, quasi forme apartheid”/ Allarme choc da aziende Usa

- Marta Duò

Lo smart working rende più faziosi e non ci espone alla diversità: l'allarme arriva dal Forum Ambrosetti a Cernobbio e segna una svolta rispetto al periodo pre pandemia

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Lo smart working ci rende più faziosi, “tribali” e limita la nostra esposizione alla diversità. Lo ha affermato uno dei principali investitori mondiali al Forum Ambrosetti di Villa d’Este, Cernobbio, che ha sfruttato l’occasione per mettere in evidenza le problematiche che potrebbe presentare il ricorso al lavoro a distanza. Lo smart working infatti ridurrebbe la nostra esposizione a idee diverse, gruppi etnici e componenti sessuali diverse e, in generale, ai nostri simili.

Come spiega Federico Rampini sulle pagine de Il Corriere della Sera, negli Stati Uniti la possibilità di lavorare in smart working durante la pandemia ha permesso ai lavoratori di lasciare le grandi città e di dedicare più tempo alla propria famiglia e alle attività da svolgere nel tempo libero. Addirittura, molti giovani si presentano ai colloqui di lavoro ponendo il lavoro agile come condizioni non negoziabile. Questa “rivoluzione” ha interessato soprattutto i settori più tecnologicamente avanzati e il personale più qualificato. Ma, com’è emerso durante il Forum Ambrosetti, “Chi la pensa in un certo modo, chi vota in un certo modo, preferisce abitare vicino ai suoi simili, a persone che condividono lo stesso sistema di valori” spiega Rampini, e “spinto all’estremo, questo ha portato a configurare quasi delle forme di ‘apartheid’”.

Lo smart working rende più faziosi, cosa succede negli Stati Uniti

Dopo due anni di pandemia, gli Stati Uniti risentono ancora delle chiusure e della digitalizzazione forzata di molti settori. Per esempio, è ancora presente una certa difficoltà di apprendimento scolastico legata alla didattica a distanza. In tema di smart working, però, le problematiche sarebbero di tutt’altro tipo. “La presenza fisica degli esseri umani dentro la sede di un’azienda ha tante ricadute benefiche, favorisce una produttività più elevata, stimola lo scambio di idee, la creatività, crea spirito di squadra, identificazione con la missione aziendale e altre cose utili” spiega Federico Rampini sul Corriere della Sera, parafrasando quanto detto nel corso del Forum Ambrosetti di Villa d’Este

Lavorare da casa, in un contesto come quello statunitense in cui “la mappa elettorale dice che negli ultimi decenni il colore politico si è ‘scurito’, cioè le zone blu (democratiche) sono diventate ancora più blu; le zone rosse (repubblicane) diventano ancora più rosse” (come spiega Rampini), potrebbe comportare il rischio concreto di un’ulteriore radicalizzazione delle idee e delle opinioni. “Molti americani […]cambiano residenza e si spostano in luoghi dove la conversazione con i vicini di casa li fa sentire a loro agio” ricorda infatti Federico Rampini per il Corriere.





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