Essere protagonisti del proprio quotidiano

- La Redazione

Ilsussidiario.net ripropone la riflessione del ministro per i Beni culturali Sandro Bondi, durante la conferenza stampa di presentazione della 29sima edizione del Meeting per l’amicizia tra i popoli, dal titolo “O protagonisti o nessuno”. «Il senso religioso – ha detto il ministro – è ciò che ridesta la coscienza allo scatto del protagonismo, non delegato alle macchine sociali, deterministiche, ed ai “funzionari” della vita. Esso ci richiama alla battaglia per la vita, per il suo senso, quella fatica eroica e umile dei primi passi verso la meta»

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Non si può non partire dalle parole di don Giussani: “Protagonisti non vuole dire avere la genialità o la spiritualità di alcuni, ma avere il proprio volto, che è, in tutta la storia e l’eternità, unico e irripetibile”. Questa è la sfida ed il compito di ciascuno di noi: affermare l’unicità come motore della vita e della storia. Protagonisti si è se si sta sulla scena della storia con questa coscienza.

La parola “protagonista” indica la radice drammatica dell’azione umana, ma una radice che cresce e procede innanzi, si porta avanti nel mondo e nei mondi vitali che si aprono di fronte a noi, ogni giorno: quel prefisso “pro” dice molto di ciò che possiamo diventare. Questo è il movente autentico della vita: il protagonismo è comunione con la realtà e con il suo senso e, con ciò, spariglia le carte del dejà-vu, del politicamente corretto, del “luogo comunismo”.

Ecco, il Meeting rappresenta una finestra su questa dimensione così assoluta e così assolutamente umana della vita; un’avventura umana, religiosa e culturale che merita l’approfondimento di un cammino. La politica ha, oggi, bisogno più che mai di autentici protagonisti, di personalità uniche, con un volto unico, perché rischiamo di essere assediati dalla realtà senza avere la giusta consapevolezza di quanto sta realmente accadendo proprio davanti a noi. Il senso religioso è ciò che ridesta la coscienza allo scatto del protagonismo, non delegato alle macchine sociali, deterministiche, ed ai “funzionari” della vita. Esso ci richiama alla battaglia per la vita, per il suo senso, quella fatica eroica e umile dei primi passi verso la meta. Mai raggiunta una volta per tutte, ma sempre nelle intime corde del cuore.

Un autore caro agli amici del Meeting è il filosofo personalista Mounier, il quale scriveva nel suo diario: “Vedi, è assolutamente necessario che diamo un senso alla nostra vita. Non quello che gli altri vedono e ammirano, ma il tour de force che consiste nell’imprimervi il sigillo dell’Infinito”. Ecco, forse questo è l’essere protagonisti: l’affacciarsi sull’Infinito attraverso le nostre opere e la nostra fatica quotidiana, il ritrovarsi, come persone e come popolo credente e in cerca di senso, al Meeting per l’amicizia fra i popoli, e scoprirsi unici, unicamente coinvolti in qualcosa di più grande di noi, eppure così vicino a noi. È, in fondo, questa l’esperienza del Meeting: un nesso con la radice dell’esperienza umana, vissuta e scoperta senza pregiudizi, con un senso dell’avventura che non ha eguali. Il mondo, la società e la politica hanno bisogno di questa forza umana-divina, di questo fattore misterioso che si ricongiunge all’umano, perché, da soli, non ce la fanno.

L’autosufficienza in ogni ambito della vita individuale e pubblica è il male del nostro tempo. Per essere protagonisti, è fondamentale, invece, saper ascoltare attivamente e pazientemente, dopodiché creare con passione ed entusiasmo. Solo così allontaneremo lo spettro, sempre incombente, del formalismo, sottolineato dal documento preparatorio del Meeting. Da esso traggo un passaggio denso e significativo: “Tagliato il rapporto con la realtà, prigioniero dell’esito, l’uomo rimane in una condizione di passività umana che lo costringe ad esprimersi in un triste e vuoto formalismo. Ma un uomo che conta solo sulle proprie forze è destinato, prima o poi, a fallire. L’esito inevitabile di questo processo è lo scetticismo e il cinismo”.

Scettici e cinici sono tutti coloro che si aggrappano alle funzioni ed allo status per esistere, incapaci di dire “io” con verità in un luogo umano e vero, all’altezza della domanda di senso scaturente dal cuore. Ma il compito, invece, è proprio questo: dire “io” con verità. Così nascono le opere. Una sfida ed un paradosso, perché, seguendo il cuore, il protagonismo non viene raggiunto attraverso la volontà o il potere, ma attraverso l’adesione ad un ideale. Non era don Giussani a domandarsi, anni fa: “Si può vivere così?”? Il modo migliore per onorare la verità profonda di questo Meeting, il suo tema dominante, è porsi questa domanda. Con verità e sincerità.

(Sandro Bondi, Ministro della Repubblica)





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