Sondaggi: il PP è in testa con il 34%, il PSOE in calo al 28%. Il clima in Spagna resta teso, tra scandali giudiziari, fake news e rottura con Israele
Negli ultimi sondaggi spagnoli il Partito Popolare si conferma in testa con il 34%, mentre il PSOE di Pedro Sánchez perde terreno fermandosi al 28% e inizia a fare i conti con una fase politica molto complicata, non solo nei numeri: i dati arrivano dalla rilevazione SigmaDos effettuata tra il 21 aprile e il 28 maggio su un campione di oltre 7.200 persone e fotografano un paese diviso, con tensioni sempre più visibili anche fuori dai palazzi.
Vox risale al 14%, Sumar si attesta all’8%, Podemos rimane al 5%, mentre le formazioni minori viaggiano tra l’1% e il 2%, tenendo comunque un ruolo potenzialmente decisivo nei futuri assetti parlamentari; a pesare sullo scenario politico c’è la denuncia depositata dal PP contro Leire Díez (giornalista ed ex socialista spagnola particolarmente legata al PSOE) accusata insieme ad altri di traffico di influenze e tentativi di ostacolo alla giustizia – vicenda che ha coinvolto direttamente anche imprenditori e avvocati – e che ha riaperto lo scontro istituzionale.
Le registrazioni audio in cui si parlerebbe di ottenere informazioni riservate sull’attività della Guardia Civil hanno inasprito le polemiche, e la richiesta del PP di convocare Sánchez in aula aggiunge altra pressione, mentre cresce anche l’attenzione per la manifestazione nazionale indetta a Madrid per l’8 giugno, un appuntamento che sarà determinante per misurare il clima reale fuori dai sondaggi, tra cittadini sempre più disillusi e un’opinione pubblica che osserva tutto sempre più a distanza.
Sondaggi Spagna: i numeri sembrano stabili ma il contesto cambia ogni giorno, tra accuse politiche e tentativi di smarcamento
Sondaggi e cronaca giudiziaria viaggiano ormai sullo stesso binario, anche perché il clima che si respira in Spagna appare come un conflitto istituzionale in piena escalation: il PSOE ha provato a sganciarsi dal caso Leire Díez chiarendo l’assenza di qualsiasi rapporto formale, ma il peso politico della vicenda è ricaduto comunque sull’esecutivo, e anche sulle forze politiche alleate.
Podemos e Sumar, che nei sondaggi si mantengono su percentuali basse, cercano visibilità rilanciando temi sociali e riforme ambientali, ma il dibattito resta bloccato su giustizia e scandali; Vox, che risale al 14%, approfitta dell’instabilità per rafforzare la sua immagine di partito di rottura, mentre il PP spinge sulla trasparenza e sulla legalità, dichiarando che non si tratta più di un singolo caso ma di un modello collaudato.
La richiesta formale di una plenaria per far intervenire Sánchez nasce proprio da qui – dalla necessità politica, ma anche pubblica – di chiarire fino a che punto questi episodi siano isolati o parte di una dinamica più ampia; i sondaggi, nel frattempo, restano fermi, ma l’aria è cambiata e le priorità dell’elettorato si stanno spostando sempre più verso la fiducia nelle istituzioni, il ruolo della magistratura e il rispetto delle regole, che sembrano diventati i veri temi centrali di questa fase, più dei programmi o delle coalizioni in discussione.
Sondaggi Spagna: la crisi di fiducia si allarga, tra fake news non smentite e rottura dei rapporti con Israele sulla difesa
Sondaggi, ma anche politica estera e comunicazione istituzionale: i fronti aperti sono molti, e tutti sembrano convergere su un unico punto, cioè il progressivo indebolimento della credibilità del governo e ad accendere ancora di più i toni è stata la notizia, confermata dal Ministero della Difesa, della revoca del contratto da 285 milioni di euro per la produzione in Spagna dei missili Spike LR2, frutto di un accordo con la società israeliana Rafael tramite la filiale Pap-Tecnos.
La decisione si inserisce nel piano di disimpegno da Israele annunciato dalla Segreteria di Stato alla Difesa, ma arriva in un momento politicamente fragilissimo che apre nuovi scenari anche sul fronte internazionale, considerando la dipendenza tecnologica della Spagna da fornitori israeliani soprattutto nei settori della sicurezza e dell’intelligenza artificiale; allo stesso tempo, resta aperta la questione della disinformazione legata alla vicenda dell’ex comandante dell’UCO.
Il governo e alcuni ministri hanno rilanciato, senza mai correggere, una notizia poi smentita, secondo cui il funzionario avrebbe minacciato il premier ma nessuna rettifica ufficiale è arrivata nonostante l’evidenza dei fatti, e questo ha provocato nuove critiche, anche sul piano etico; in tutto ciò, l’opposizione continua a insistere sulla necessità di trasparenza e legalità, e i sondaggi – mentre indicano numeri stabili – iniziano a restituire un panorama dove il fattore determinante sembra essere la fiducia, o meglio la sua assenza, più che l’orientamento ideologico, perché la percezione di instabilità oggi conta più delle promesse.
