IL TRIBUNALE DI LATINA HA RIUNITO I PROCESSI A CARICO DI MOGLIE E SUOCERA DI ABOUBAKAR SOUMAHORO
Alla fine sarà un “maxi-processo” quello che verrà celebrato all’intera famiglia del deputato Aboubakar Soumahoro: il “caso coop”, ovvero la gestione e il fallimento delle due cooperative in mano alla moglie e alla suocera del parlamentare eletto con AVS e corteggiato mediatamente dal Pd fino allo scorso anno. La decisione è giunta dal Tribunale di Latina che ha deciso di riunire in un unico processo le accuse a carico di Liliane Murekatete, la moglie di Soumahoro, la suocera Marie Therese Mukamitsindo e i cognati Michel Rukundo e Aline Mutesi.
L’iter per evasione fiscale e quello per truffa saranno così riuniti in un unico maxi processo dove le accuse a carico dei familiari di Soumahoro (il quale, va ribadito, non è coinvolto nelle indagini e né nelle accuse) vedono, a vario titolo, l’elenco di reati da bancarotta a autoriciclaggio, fino a frode fiscale e truffa. Le indagini durante mesi della Guardia di Finanza sono partite dalle prime denunce di migranti ed ex dipendenti delle cooperative gestite da Murekatete e Mukamitsindo, soprattutto le Karibu e Consorzio AID, ora entrambe chiuse e messe in liquidazione dopo le ispezioni inviate dal Ministero delle imprese.
LO SCANDALO COOP, LA DIFESA DELLA FAMIGLIA SOUMAHORO E I PROSSIMI PASSI
Sempre secondo l’accusa che porterà prove al prossimo imminente maxi processo ai danni della famiglia Soumahoro, ci sarebbero state nella gestione delle due coop di aiuto per i migranti un ingente evasione fiscale da diversi milioni di euro: per gli inquirenti di Latina, tali somme ricevute dallo Stato per ospitare e curare le persone in arrivo in Italia da luoghi extra-Ue sarebbero poi state usate da moglie e suocera di Soumahoro per acquistare beni di lusso, viaggi, vacanze e ogni tipo di agio. Il tutto mentre le condizioni in cui versavano le strutture della Karibu e Consorzio AID erano tutt’altro che sopra gli standard dignitosi e legali.
Secondo quanto stabilito dall’iter processuale del Tribunale di Latina, il maxi processo a carico dei familiari Soumahoro scatterà il prossimo 13 giugno 2024, in attesa che venga reperito il terzo cognato – Richard Mutangana – accusato di aver aperto affari in Africa sfruttando sempre i soldi statali destinati alle cooperative. La difesa rifiuta ogni accusa, con la legale della moglie dell’europarlamentare che contesta anche l’autenticità di alcune firme imputate alla sua cliente: la posizione di Murekatete e Mukamitsindo è che non fossero a conoscenza delle reali condizioni pessime di alcune strutture e che non abbiano dunque distratto fondi destinati alle cooperative per i migranti. Come ha spiegato con dichiarazioni spontanee al Gip di Latina lo scorso novembre in sede di indagine la moglie di Soumahoro – affiancata dall’avvocato Lorenzo Borrè – «Quegli acquisti non li ho effettuati io, non ho mai avuto in uso carte di credito della cooperativa. Gli unici pagamenti da lei effettuati sono stati gli stipendi».