L'ex Procuratore di Milano Edmondo Bruti Liberati riflette sul sovraffollamento delle carceri: le soluzioni a un problema che si auto-alimenta

Si torna a parlare – ormai da tempo – dei dati sul sovraffollamento delle carceri italiane, da decenni al centro di numerosi appelli da parte di diversi esponenti della società civile e politica che chiedono interventi rapidi e precisi, mentre aumentano anche le pene in una linea politica sempre più securitaria che non farà altro che aggravare ulteriormente l’emergenza: un tema sul quale è intervento sulle pagine di Repubblica anche Edmondo Bruti Liberati, magistrato ed ex Procuratore milanese.



Parlando dell’emergenza delle carceri, Bruti Liberati ha voluto da subito criticare l’idea dei “maitres à penser alla Delmastro” secondo i quali contro il sovraffollamento e con il numero di reati penali in aumento, la soluzione – più che veri interventi strutturali – è aumentare il numero di carceri; ignorando che servirebbero al contempo anche più agenti penitenziari e che le “condizioni carcerarie incivili aumentano le pulsioni antisociali” e – forse soprattutto – la “recidiva”, a danno della sicurezza di tutti i cittadini.



Bruti Liberati: “Il problema delle carceri non sono i detenuti in attesa di giudizio”

Non solo, perché secondo Bruti Liberati scorretta è anche l’idea portata avanti dal Ministro della Giustizia Carlo Nordio secondo cui la ragione del sovraffollamento delle carceri sia da imputare all’elevato numero di “detenuti in custodia cautelare”: dati alla mano, infatti, l’ex Procuratore spiega che a luglio 2025 si contavano i totale 62.569 detenuti, dei quali “9.021 in attesa di primo giudizio, 3.422 appellanti, 1.697 ricorrenti in cassazione“.

Edmondo Bruti Liberati (Foto: ANSA/MATTEO CORNER)

Il dato, insomma, si traduce in una percentuale del “14,42%” di detenuti che si trovano nelle carceri in attesa del primo giudizio e del “23,81%” se al computo si aggiungono anche appellanti e ricorrenti, quest’ultimo “in linea con la media europea” e ben distante dal giustificare quel 135% di sovraffollamento medio che si registra in tutto il paese; fermo restando che una consistente parte della prima percentuali – ovvero coloro in attesa di un primo giudizio – “è costituita dagli arrestati in flagranza” e da coloro che sono “imputati per reati di grave allarme sociale”.



Insomma, per Bruti Liberati questa visione del sovraffollamento delle carceri sarebbe – a dir poco – riduttiva e utile solamente per ignorare le vere soluzioni: da un lato – suggerisce il magistrato – “l’ampliamento della detenzione domiciliare“, peraltro utile anche al reinserimento sociale; dall’altro lato “l’ampliamento straordinario della liberazione anticipata” a chi dimostra una “buona condotta” durante la detenzione.