Nel suo discorso all'Assemblea generale dell'Onu Donald Trump ha criticato la transizione green le scelte in materia dell'Ue
Il presidente americano Trump di fronte all’Assemblea generale dell’Onu ha bollato l’energia green come una “fregatura” e predetto la rovina per i Paesi che non l’abbandoneranno in tempi brevi. Le rinnovabili, ha continuato, non sono abbastanza potenti per alimentare le fabbriche necessarie per un’economia di successo e sono troppo costose.
L’Europa è dunque finita nel mirino per i suoi alti costi energetici e per la priorità data al cambiamento climatico e alle fonti “verdi”. La soluzione, secondo l’inquilino della Casa Bianca, sarebbe un cambio di paradigma che rimetta al centro le fonti tradizionali. Gli Stati Uniti, nel discorso di Trump, sono parte della soluzione e si offrono come fornitori di “energia abbondante ed economica”.
Le dichiarazioni di Trump sono uno scandalo per l’Europa solo a metà. Infatti, è chiaro da anni che gli Stati Uniti non avevano alcuna intenzione di seguire il Vecchio continente nel suo sogno green. Ricordiamo che Biden è stato eletto a novembre 2020 trovando una produzione di petrolio di 11 milioni di barili al giorno e ha passato il testimone quattro anni dopo con una produzione di oltre 13 milioni. Almeno dal 2023 è cambiata anche la narrazione, perché i protagonisti della finanza e dell’economia americana, che fino ad allora avevano sposato la transizione, hanno dichiarato la fine del dogmatismo climatico e l’inizio del pragmatismo. Le ragioni? Le tecnologie verdi costavano troppo per rendere competitiva l’industria domestica.
L’Europa di tutto questo non si è accorta, o forse non ha voluto accorgersi mentre proseguiva sulla strada del dogmatismo climatico. Oggi lo scenario europeo è desolante perché il suo motore industriale, Germania e Italia, viaggia su costi energetici che la mettono fuorigioco nella competizione globale.

La Germania, che forse è il Paese al mondo che più ha speso in energia verde in proporzione al Pil, si ritrova a spendere miliardi di euro per sussidiare le imprese altrimenti i costi energetici sarebbero troppo alti. Berlino vive il dramma di giorni in cui tutta la sua capacità eolica va a zero. Questa volatilità non è compatibile con la sopravvivenza di un sistema industriale avanzato. Arriviamo subito al punto: se anche fosse tecnicamente possibile in un orizzonte temporale medio chiudere questa volatilità con le batterie, questa soluzione non è economicamente praticabile in un mondo in cui bisogna rifare un esercito da zero.
Trump ha quindi ragione nella sua analisi. È molto più discutibile, invece, la sua soluzione. L’energia americana non è né la più economica, né la più sicura per l’Europa. Il gas del Mediterraneo o del Mare del Nord non solo è molto meno costoso, ma, per la sua prossimità, è anche molto più sicuro dal punto di vista geopolitico. Lo vediamo in questi giorni; l’agenda politica americana non è quella europea.
Le rinnovabili possono continuare ad avere un ruolo soprattutto per alcune regioni geografiche e soprattutto se il futuro è “nucleare”. Le rinnovabili, però, sono cinesi e l’Europa non può rimpiazzare Pechino a costi e tempi accettabili. Se le rinnovabili possono continuare ad avere un ruolo ancillare occorre un rapporto con la Cina che non sia conflittuale.
Il più grande problema dopo il discorso di ieri è separare l’analisi dalla soluzione. L’analisi è impietosa, ma purtroppo per l’Europa è azzeccata. Il rischio è quindi di farsi vendere insieme all’analisi anche la soluzione, con la differenza che la prima, l’Europa avrebbe potuto farsela da sola e gratis, la seconda invece è molto costosa e rischia di perpetuare lo svantaggio competitivo europeo.
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