I Dem Usa che criticano il licenziamento di Lisa Cook sono gli stessi che chiamarono un economista israeliano a guidare la Fed
Stanley Fischer – economista israeliano naturalizzato americano – è stato dal 2005 al 2013 Governatore della Banca di Israele. Fu designato dal Premier Ariel Sharon (il Generale della strage di Sabra e Shatila del 1982) e dal ministro delle Finanze Bibi Netanyahu, dal 2009 Premier quasi ininterrotto dello Stato ebraico. Quando Fischer è morto, lo scorso maggio, Netanyahu ha lasciato per un attimo il comando delle operazioni a Gaza per rendere omaggio a un “grande sionista”.
Durante il mandato di Fischer, Israele condusse a Gaza l’operazione Piombo Fuso: la prima guerra contro Hamas dopo lo sganciamento israeliano dalla Striscia nel 2005. Piombo fuso – a fine 2008 – fu giudicata da molti commentatori internazionali come funzionale alla campagna elettorale del Governo centrista di Ehud Olmert. Per per la gestione militare di Piombo fuso e la crisi umanitaria scoppiata a Gaza un tribunale britannico emise un mandato d’arresto internazionale contro Tzipi Livni, ministro degli Esteri di Tel Aviv, cui fu interdetto di entrare nel Regno Unito.
Dopo quattro anni al vertice della Bank of Israel con Netanyahu Premier, Fischer fu chiamato direttamente sulla tolda di comando della Fed: dove è stato Vicepresidente dal 2014 al 2017. Lo indicò la seconda Amministrazione dem di Barack Obama e Joe Biden. È lo stesso fronte che sul licenziamento della consigliera Fed Lisa Cook deciso da Donald Trump grida oggi all’attentato all’indipendenza della Banca centrale. Ma allora la Casa Bianca dem non mostrò il minimo scrupolo nell’ aprire la stanza dei bottoni della Fed all’ex “comandante monetario” di uno Stato estero. Anzi: di Israele, già guidato da Netanyahu.
“King Bibi”, dal canto suo, non dette peso a quello che configurava anche una “captatio benevolentiae” da parte di Obama: premio Nobel per la pace “a prescindere” e grande esportatore di democrazia ovunque in Medio Oriente, anche se con risultati scarsi e discutibili. Mentre Fischer co-gestiva il dollaro e i tassi Usa con Janet Yellen, il Premier israeliano volò a Washington e parlò davanti al Congresso, senza degnare la Casa Bianca neppure di una sosta di cortesia. L’anno dopo Trump Primo sconfiggeva Hillary Clinton.
Un copione identico è stato recitato un anno fa, quando Netanyahu è tornato al Campidoglio per difendere la guerra di Gaza ormai carica di ben oltre 50mila morti palestinesi. È stato il colpo di grazia alla ricandidatura di Biden – che mai comunque aveva fatto mancare a Gerusalemme il supporto finanziario e militare Usa – e alle residue chance dei dem contro Trump alle presidenziali di novembre. Oggi ai dem non resta che stracciarsi le vesti perché Trump Secondo vuole inserire alla Fed un semplice board-member di sua fiducia: neppure un Vicepresidente israeliano di sperimentata fiducia di Netanyahu.
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