CORTE DIRITTI UE CONFERMA CENSURA FRANCIA: NIENTE SPOT CON BIMBI DOWN FELICI. COSA È SUCCESSO
È alquanto spiacevole quanto avvenuto in questi giorni a Strasburgo presso la Corte dei Diritti dell’Uomo (CEDU) ponendo idealmente “fine” alla polemica sorta fin dal 2014 in Francia con la messa in onda della campagna globale “Dear Future Mom” (Cara futura mamma, ndr) ideata da Luca Lorenzini e Luca Pannese e prodotta da Saatchi&Saatchi per il CoorDown (Coordinamento Nazionale Associazioni delle Persone con Sindrome di Down) in occasione della Giornata Mondiale sulla Sindrome di Down del 9 febbraio. In sostanza dopo la censura scattata in Francia gli scorsi anni – dopo diversi gradi di giudizio – il ricorso è giunto fino alla Corte CEDU per vedere riconosciuto la semplice libertà di poter diffondere il video nel quale si presenta la tematica partendo dal messaggio chiave dello spot, «anche le persone con la sindrome di Down possono avere una vita felice».
il Consiglio Superiore per l’Audiovisivo in Francia, equivalente della nostra AGCOM, era intervenuto contro alcuni canali televisivi per avere trasmesso il video-campagna “Dear Future Mom”: «quello spot non può essere considerato come un messaggio d’interesse generale e la sua finalità può apparire ambigua e non suscitare un’adesione spontanea e consensuale». Non solo, quel video secondo l’autorità delle telecomunicazioni francese «può disturbare la coscienza delle donne che, nel rispetto della legge, hanno fatto scelte diverse di vita personale». La decisione era poi stata confermata in toto dal Consiglio di Stato francese nel 2016, arrivando così all’ultimo ricorso possibile in Corte dei Diritti dell’Uomo con sede a Strasburgo. Ebbene, il 1 settembre scorso la Corte Europea ha dichiarato come «irricevibili» le domande della Fondation Jérôme Lejeune e di Inès, ritenendo che «i ricorrenti non possano essere considerati vittime ai sensi della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo». Tradotto, il video in Francia continuerà ad essere censurato e non potrà essere trasmesso come «contesto pubblicitario» bensì solo come «parte di un programma inquadrato e contestualizzato» che lo spettatore sceglie consapevolmente di guardare.
LA PROTESTA DEI PROMOTORI COORDOWN: “VIOLA LA LIBERTÀ DI ESPRESSIONE IN FRANCIA”
La protesta è rimbalzata fin nei nostri confini dove il video “Cara futura mamma” era stato diffuso eccome negli scorsi anni per sensibilizzare la situazione di migliaia di potenziali bimbi affetti da sindrome di down non fatti nascere perché abortiti dopo la diagnosi pre-natale proprio avendo scoperto la patologia del feto. «Il video Dear Future Mom è stato presentato alle Nazioni Unite il 21 marzo 2014 e ha ricevuto diversi Leoni d’Oro al Festival Internazionale della Creatività di Cannes. Nessuna autorità amministrativa oltre quella a francese lo ha censurato. Una differenza di trattamento delle persone con sindrome di Down, che pone la Francia come un’eccezione nel panorama internazionale e che la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo sembra sostenere, rifiutandosi di pronunciarsi nel merito», lamentano i promotori della campagna del CoorDown.
Assieme alla Fondation Jérôme Lejeune e a Inès, lo stesso Coordinamento invita ora il Consiglio Superiore per l’Audiovisivo in Francia a riconsiderare comunque la propria decisione nonostante la sentenza della Corte CEDU: «per porre fine a questa discriminazione, soprattutto perché il contesto attuale favorisce ampiamente l’inclusione delle persone con sindrome di Down». È stata così calpestata la libertà di espressione in Francia, sostengono le centinaia di operatori che con il mondo della sindrome di Down ci hanno a che fare tutto l’anno da decenni: il messaggio lanciato in diverse lingue da quindici persone con la sindrome di Down di differenti Paesi europei, inseriti nella campagna “Dear Future Mom”, sottolineava infatti «le persone con la sindrome di Down possono avere una vita felice. Anche grazie a tutti noi». Una vita felice e non da censurare: giusto Corte dei Diritti?