Ci sono segnali da non trascurare dietro ai nuovi massimi dei mercati, legato soprattutto al settore dell'AI

Cosa potrebbe offrirci un indizio del fatto che il massimo sia dietro l’angolo e che, finalmente, sia giunto il momento di continuare a ballare, ma volteggiando senza dare nell’occhio verso la porta di sicurezza di questo rally infinito e irrazionale?

Utilizzando il gergo calcistico, il fatto che il cartellino di Maccarone valga in proporzione quanto quello di Van Basten. Diciamo che in quel caso, il simbolico calciomercato di cui ci serviamo come metafora offrirebbe palesi segni di impazzimento sul fronte degli attaccanti.



Ecco, il fatto che anche le più scassate aziende tech, quelle riunite nell’indice non profitable di Goldman Sachs, abbiano segnato +66% dai minimi di aprile, equivale a quella fantasiosa valutazione di cartellino.

Un indice solitamente utilizzato da traders professionisti per un cherry picking mirato. Divenuto oggi, quasi certamente, meta di pesca a strascico della clientela retail, a cui attualmente bastano le sigle tech o AI per perdere i freni inibitori in un’orgia di Fomo pre-vacanziera. Ma non basta. Vogliamo parlare del +529% in 26 giorni di negoziazione di cui è stata capace Opendoor Technologies?



Di cosa si tratta, prima di tutto. Una società online che vende e acquista immobili residenziali. L’ideale in un periodo di tassi alle stelle e vendite di case al palo. A meno che non si stia prezzando un subprime 2.0 e una Fed colomba. Molto colomba. Quindi un acquisto di massa, magari facendo sponda a certe cartolarizzazioni che cominciano a vedere quota 60 centesimi sul dollaro come il miraggio di un’oasi nel deserto.

Il problema? Qualcosa come 2,2 milioni di opzioni call che equivalgono a un gamma squeeze che sta solo attendendo di detonare. Siamo al massimo record storico. Ma sicuramente andrà tutto bene. Se il tech tira, l’immobiliare è da sempre una certezza. Ora poi che c’è aria di sdoganamento di Bitcoin per accendere mutui senza convertire in dollari, l’El Dorado è alle porte.



In compenso, trovo decisamente poco urbano che la grande stampa autorevole non abbia menzionato quanto raccontato in contemporanea dal Wall Street Journal e riassunto nello strappo di titolo che vi inoltro volentieri.

La madre di tutte le supercazzole AI, benedetta con tutti i crismi dalla nascente Amministrazione Trump, di fatto è riuscita a finanziarsi solo per l’apertura di un data center. E nemmeno troppo ampio. Small, anzi. E signori, parliamo del mitologico progetto Stargate da 500 miliardi di Softbank e OpenAI, la madre di tutte le joint venture, mica della lavanderia dei Jefferson o del ferramenta del padre di Ricky Cunningham. Sicuri che il canarino nella miniera del rally perenne non stia dicendoci qualcosa nei giorni in cui lo Standard&Poor’s ha segnato ufficialmente +30% dai minimi di aprile?

The June budget surplus also was a product of spending cuts, ha invece dichiarato martedì sera un trionfante Scott Bessent, ministro del Tesoro Usa con ottime possibilità di approdo alla Fed il prossimo maggio. C’è però un problemino. Ce lo mostra il grafico: se adesso il Tesoro cominciasse a emettere debito per il consueto refill del Tga, il conto corrente federale con cui il governo Usa paga la spesa corrente, cosa accadrebbe alla liquidità di mercato, nonostante quel surplus di budget apparentemente finanziato da virtuosissimi tagli alla spesa?

Quanto andrebbe sotto pressione il sistema bancario, il quale dovrebbe appunto utilizzare liquidità per acquistare Bills e Treasuries e drenare dal Sistema? Sarà questo il detonatore dello storno che aleggia nell’aria, fra una chiusura sui massimi storici e l’altra? Ipotesi che potrebbe rivelarsi tutt’altro che peregrina. 

Perché una simile dinamica nelle liabilities repo broker/dealer pare sussurrare all’orecchio qualcosa di molto simile al codice che il congelamento dell’interbancario del luglio 2008 stimolava a decifrare. Nessuno lo fece. O pochissimi.

Non a caso, il grafico grazie al suo arco temporale più ampio di quella della stretta cronaca ci mostra una abbastanza inquietante correlazione fra il trend attuale e quello del triennio 2006-2008. Ma è la dinamica fra ultimo trimestre del 2024 e primo del 2025 con i suoi 361 miliardi di incremento a fronte di una sempre maggiore incertezza ambientale (uno su tutti, il combinato fra flip-flop tariffario e guerra Trump-Powell sui tassi) che sembra volerci anticipare quello che pare un epilogo già scritto.

Determinati movimenti sul mercato repo non possono che tradursi con il timore preparatorio a una carenza drastica di collaterale in evento di crisi. Insomma, fieno da margin call da mettere in cascina prima che disponibilità e costi volino alle stelle a causa del crollo della fiducia di controparte.

Unite i puntini e uno scenario alternativo a quello della bolla AI e decisamente più a breve termine di rischio esplosione pare pronto a essere servito in tavola. Niente vassoio d’argento, però. Sarà uno storno shock, out of the blue. Ma rapidissimo. Roba da piatti di carta. Roba da street food. Salamella sul piazzale di San Siro. Poi arriverà la pace più bella del mondo sotto forma di buy the dip. Quello vero. Quello che vedrà Mr. Smith costretto e felicissimo di scaricare a qualsiasi prezzo gli permetta di mantenere almeno la camicia.

Perché attenzione: il grosso di chi compra con il badile a questi prezzi è clientela retail. Cui la smart money vende come lo sciogli-pancia di Wanna Marchi. E che opera su piattaforme online. Le stesse che tendenzialmente vanno in stallo come un flipper anni Ottanta durante le sell-off. Garantendo a chi non ne avrebbe bisogno, un vantaggio ulteriore per saldi degni di un costume da bagno a fine novembre. In un negozio di Brunico. Magari, invece, arriveremo a 7.000 punti con lo Standard&Poor’s 500. E poi ancora di più. Certo, il contemporaneo rally di oro e argento stona. Parecchio.

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