Elezioni regionali Campania, i giochi a sinistra su Roberto Fico sono ancora aperti. Serve il suo sì ad un pre-accordo vincolante. Altrimenti liberi tutti
Che fine farà il centrosinistra alle prossime regionali in Campania dopo la fine dell’era De Luca è la domanda che si pongono in tanti. A Roma si pensa che i giochi siano fatti per Roberto Fico, voluto dall’asse Schlein-Conte che su questo, almeno, si sentono uniti da reciproche promesse che hanno visto proprio Fico come garante. Per loro dunque la partita è chiusa. Un po’ meno per chi sta sul territorio.
Anzi. La pattuglia di consiglieri deluchiani sa di essere a rischio, molti vengono da file centriste, se non di tradizione democristiana, e non hanno nulla da dirsi con il figlio rinnegato di Beppe Grillo considerato un personaggio estraneo alla tradizione del consenso porta a porta. Lui, Fico, di certo farà ogni cosa per tenere la sua candidatura fuori dalle beghe locali, ma in molti si chiedono se sia il nome giusto.
Non piace ai consiglieri uscenti, che temono i suoi veti alle liste e le sue uscite poco concrete. Della proposta di chiusura del termovalorizzatore di Acerra ancora si sorride, pensando a quanto sia del tutto impossibile neppure progettarla, così come su altri temi più prosaici – come il governo della sanità – si teme che non sia lui a poterla gestire.
Perciò per accettare il suo nome si imporrà una trattativa stile prima repubblica con alcune caselle di pregio, i quattro assessorati di peso, di fatto già assegnati, e gli altri da attribuire secondo i risultati. In pratica un pre-accordo su tre quarti della spesa pubblica che veda soddisfatti i partiti a cui Fico dovrà dare ciò che desiderano.
Diversamente, se Fico non cedesse (credendo di essere Gaetano Manfredi, ma non lo è) su questo punto essenziale, ovvero il suo commissariamento preventivo, si aprirà una spaccatura profonda con pezzi di coalizione pronti a correre anche da soli, se servisse.
Laddove si ritirasse, un solo grillino potrebbe essere della corsa per i 5 Stelle, ovvero l’ex ministro Costa, che in Campania farebbe un buon risultato. Se si andasse verso un nome popolare, da sinistra potrebbe porsi la candidatura del deputato Francesco Emilio Borrelli, star dei social, che con le sue battaglie per la legalità e l’ambiente ha molti estimatori traversali ed un passato da amministratore locale. Entrambi sono personalità note e identitarie.
Altro nome da calare, per ricomporre eventualmente il quadro, è quello di Raffaele Cantone, sempre citato ed evocato e che potrebbe, stavolta, cedere alle lusinghe, visto anche l’approssimarsi della fine del suo incarico a Perugia. Altri nomi più locali e meno noti alle cronache avrebbero parecchie difficoltà ad essere riconoscibili fuori dal territorio.
In questo scenario, alle prossime regionali in Campania giocherà un partita decisiva De Luca. Pur di mantenere la sua presenza potrebbe appoggiare uno di quei nomi in cambio di un rapporto di rispetto reciproco, cosa che Fico non ha mai offerto al presidente uscente. Difficile sia un altro salernitano a guidare la coalizione. Viceversa, chiunque sarà, il candidato avrà un azionista di riferimento nel sindaco di Napoli Manfredi, deciso a mettere in pista il suo peso con un lista per conquistare influenza nell’ente regionale ed averlo amico nella sua prossima ricandidatura.
Ora che i giochi sono aperti il pallino lo ha in mano Roma, che deve decidere se imporre Fico, che dovrebbe accettare un ruolo di coordinatore di fatto e non di leader máximo, o virare su altre strade che diano senso ad un percorso politico nuovo che segni il post De Luca, ma resti di successo. Impresa ad oggi non semplice, se non si convincono tutti i partiti del centrosinistra a restare uniti.
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