L'intervista agli avvocati di Stefano Argentino e Sara Campanella stamane a Morning News, in diretta su Canale 5: le loro parole
A Morning News si parla del caso di Stefano Argentino, il ragazzo suicidatosi in carcere pochi giorni fa, che a marzo aveva ucciso Sara Campanella. In collegamento con il talk di Canale 5 vi era l’avvocato Curtrera, legale della famiglia del ragazzo, che ha spiegato: «Ci aspettiamo non dei colpi di scena dall’autopsia: era una storia prevedibile. Chiediamo solo che si faccia chiarezza per capire cosa sia accaduto, chi ha responsabilità e se ve ne siano. Il detenuto era reo confesso, doveva scontare una pena ma nel massimo rispetto delle norme e dell’ordinamento».
L’avvocato ha ricordato di aver sempre chiesto una perizia psichiatrica per il suo assistito, ma secondo la criminologa Anna Vagli Stefano Argentino avrebbe agito sempre con lucidità: «Non accettava di essere rifiutato: lo capiamo da quello che ha scritto. Lui aveva detto che l’avrebbe uccisa e che poi si sarebbe suicidato. Non dovrebbe succedere in carcere, ma la vittima è Sara Campanella: è stato un femminicidio da parte di una persona che non accettava il rifiuto. Prima di ucciderla le ha detto che non gli sorrideva più come prima – ricorda Anna Vagli –: ancora una volta torna lo schema della donna che non è più libera delle proprie azioni. È un ultimo estremo atto di controllo, l’omicidio. Io penso che lui sia sempre stato lucido».
In collegamento con Morning News anche l’avvocato La Torre, legale della famiglia di Sara Campanella, che ha spiegato: «Abbiamo tutti gli atti processuali e da essi è possibile ricostruire ciò che è avvenuto. Quello che scriveva Stefano era uno sfogo personale e non denota una malattia psichiatrica. Sentiamo dire da più parti che Stefano fosse un malato psichiatrico; quello che noi vogliamo che sia chiaro è che Sara non è stata uccisa da un povero ragazzo malato, ma perché ha avuto la disgrazia di incontrare un ragazzo non abituato ad accettare un “no”. Per lui il rifiuto era come un affronto personale e non ha saputo considerare la libertà di autodeterminazione di Sara».
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E ancora: «Nelle note Argentino scriveva di “vendicarsi sullo stesso piano di fidanzarsi”, chiara espressione di chi non è abituato ad accettare un rifiuto. Io lo chiamo analfabetismo affettivo, proprio di chi non sa gestire un sentimento. Noi dobbiamo considerare la personalità di Argentino, ma tutto ciò che emerge prima del 31 marzo 2025 e dall’esame dei dati estratti dal telefono e dal pc di Stefano evidenzia la personalità di un ragazzo normale, forse un po’ introverso, ma che non aveva alcun disturbo psichiatrico. Emerge la figura di un ragazzo che prendeva vitamine perché crescessero i capelli, la pomata per le mani…».
L’avvocato Curtrera ha ripreso la parola: «Ad oggi non stiamo facendo un processo a Stefano. Mi dispiace che si commetta ancora una volta lo stesso errore già fatto: non poteva esserci una patologia psichiatrica, ma ciò viene detto da chi non ha la competenza per stabilirlo. Dire che si è analizzato il comportamento prima dell’omicidio dall’estrazione forense, e concludere che da questo emerga la normalità, a me lascia un po’ basito, perché anche leggendo quello che scriveva – come questa sua ossessione per i capelli – si lascia presagire quantomeno un disturbo dell’adattamento psicologico. Ovviamente non lo sapremo mai. Una difficoltà psichica non mi permetto di dirlo; una difficoltà psicologica e del comportamento la affermo a chiare lettere: l’ho notata io e l’avrebbe notata qualsiasi professionista».
Poi ha aggiunto: «È un soggetto cresciuto con le sue disgrazie, un padre schizofrenico; parliamo di una persona che non ha mai avuto tregua. Questa non è una giustificazione né un’attenuante – la vittima è Sara Campanella – ma bisogna scindere le due cose».
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La replica dell’avvocato La Torre: «Io non ho le competenze per stabilire se Stefano avesse una malattia psichiatrica, ma improvvisamente diventa malato psichiatrico dopo aver commesso un reato? La madre, negli scambi, ha avuto un coinvolgimento notevole in questa attenzione ossessiva che Stefano aveva per Sara: era lei a dare consigli a Stefano, correggeva i messaggi che inviava a Sara. Quindi la madre si sarebbe dovuta accorgere di un eventuale disagio psicologico del figlio e, in tal caso, avrebbe dovuto dire al figlio di lasciare stare Sara o contattare i genitori della Campanella. Anche gli insegnanti dell’università, che giornalmente stavano con Stefano, si sarebbero dovuti accorgere di un disturbo psichiatrico: c’era solo un rifiuto nell’accettare un “no”».
Di nuovo Curtrera: «Non ho mai detto a nessuno che Stefano Argentino era un malato psichiatrico; ho chiesto la nomina di un professionista per accertare se il mio dubbio fosse fondato o meno. Vorrei fare un appello allo Stato: abbiamo reparti di osservazione psichiatrica dove possono essere portati i detenuti per valutare la compatibilità con il carcere. La richiesta di perizia non era finalizzata a sottrarre Stefano Argentino alla pena, ma a far applicare strumenti previsti dalla legge. Questo deve valere per il futuro, visto che il caso di Stefano Argentino non è il primo e non sarà l’ultimo».
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Ancora l’avvocato La Torre: «Io conosco bene gli scambi di messaggi fra i due, in cui Sara ripeteva che voleva essere lasciata in pace: è la prova dell’incapacità di accettare un “no” e ciò ha spinto Argentino a uccidere Sara con una lucidità estrema. La mancanza di vigilanza in carcere da parte dello Stato è un discorso che a noi non interessa; quello che vogliamo evidenziare è che non si debba dire che Sara sia stata uccisa da un povero ragazzo malato. In questa storia non dimentichiamoci che c’è una vittima e un carnefice: il suicidio non sposta i termini di ciò che è avvenuto. In carcere non si va per morire, ma all’università non si va per uccidere. Stefano non aveva alcun diritto di togliere la vita a una ragazza. Non possiamo dire che alla base ci sia un disturbo psichiatrico, non possiamo far passare il messaggio che chi uccide una donna sia un malato. Io auspico un intervento massiccio per un’attività di prevenzione seria di fronte a questo analfabetismo affettivo: bisogna insegnare affettività e sentimenti a scuola; è da lì che dobbiamo partire».
Infine, l’avvocato Curtrera, legale di Stefano Argentino, ha concluso: «Non ha più senso discutere del processo e dell’omicidio di Sara: oggi siamo qui per l’autopsia e quindi è chiaro che le due circostanze seguiranno indirizzi diversi».