Dal carcere in cui è detenuta dal 2007, condannata all’ergastolo in via definitiva per la strage di Erba insieme al marito, Olindo Romano, Rosa Bazzi aveva rilasciato una clamorosa intervista a Le Iene per ribadire la loro innocenza nella speranza di una revisione del processo. La donna aveva espresso anche il suo disappunto per come furono condotte le indagini che li hanno inchiodati quali autori del massacro consumato la sera dell’11 dicembre 2006 in via Diaz, costato la vita a quattro persone tra cui un bimbo di appena 2 anni.
Alcune delle dichiarazioni contenute in quella puntata del format di Italia 1, andata in onda nel 2019 a cura di Antonino Monteleone, avrebbero portato Rosa Bazzi a un nuovo processo, stavolta per diffamazione ai danni di Pietro Castagna che quella notte perse la madre Paola Galli, la sorella Raffaella Castagna e il nipotino Youssef Marzouk. L’ex donna delle pulizie, ritenuta responsabile della mattanza che sconvolse l’Italia, secondo quanto riporta Il Giorno sarebbe chiamata a comparire davanti ai giudici del Tribunale di Como per rispondere di affermazioni ritenute lesive da Castagna. Poco dopo la messa in onda dell’intervista ai coniugi Romano-Bazzi, l’uomo, insieme all’altro fratello Beppe Castagna, aveva affidato a un lungo comunicato stampa il suo punto di vista sulla concessione di uno spazio televisivo a coloro che, per la giustizia italiana, sono gli assassini oltre ogni ragionevole dubbio.
Strage di Erba, Rosa Bazzi a processo per diffamazione. Pietro Castagna: “Speciale de Le Iene ci obbliga a prendere posizione”
All’indomani dell‘intervista concessa da Rosa Bazzi e Olindo Romano a Le Iene, trasmessa nel gennaio 2019, i fratelli di Raffaella Castagna, Pietro e Beppe Castagna, affidarono ai social un comunicato per prendere posizione dopo quanto affermato dai due detenuti nello speciale andato in onda su Italia 1, anticamera di una serie di puntate dedicate alla strage di Erba e a quello che sarebbe, secondo il punto di vista della difesa della coppia, un “clamoroso errore giudiziario”.
“A 12 anni da un dramma che ha strappato nel sangue la nostra famiglia – togliendoci nostra madre, nostra sorella e Youssef, con anche il sacrificio della signora Cherubini e segnando per sempre le nostre vite – dopo 3 gradi di giudizio seguiti con dolorosa pazienza in ogni udienza, interrogatorio, analisi di prove, dopo 3 sentenze di colpevolezza ormai definitive, vorremmo solo vivere le nostre vite. Abbiamo sempre preferito il silenzio, cercando di imitare l’esempio di nostro padre. Tuttavia, da aprile dello scorso anno sino a ieri, siamo stati fatti oggetto di un’incredibile ed ingiusta campagna di sospetti, con azioni radiotelevisive rivolte non ad una asserita verità e nemmeno ad un esercizio (sterile) di revisione di prove già spese ed a processi ormai esauriti, ma ad insinuare nel pubblico un sospetto infame su Pietro“. I fratelli Castagna avevano annunciato così di non poter più tollerare la situazione e di ritenere necessaria un’azione legale: “Abbiamo deciso di non sopportare oltre, chiedendo giustizia a chi è chiamato per ruolo ad affermarla e dando così incarico al nostro legale di perseguire ogni diffamazione, specie se insinuante (…)“. La notizia sul processo per diffamazione a carico di Rosa Bazzi arriva in un momento cruciale per la difesa: sul tavolo della Corte d’Appello di Brescia, competente per valutarne l’ammissibilità, due richieste di revisione del processo in cui si sostiene l’innocenza di Rosa e Olindo: la prima avanzata dal sostituto procuratore generale di Milano, Cuno Tarfusser, la seconda dal loro tutore, l’avvocato Diego Soddu. Una terza istanza, quella del collegio difensivo dei Romano-Bazzi, sarà depositata a breve.