In Sardegna è stata approvata la legge sul suicidio assistito: cosa prevede il testo varato dalla maggioranza di Alessandra Todde
Dopo la Toscana – attualmente impegnata in una battaglia contro il governo nei tribunali in Corte costituzionale -, anche la Sardegna ha approvato ufficialmente la legge sul cosiddetto “suicidio assistito“, ovvero la pratica che consente a chi ne fa richiesta e soffre di una grave, debilitante e incurabile patologia di morire con l’iniezione di un farmaco: un tema ampiamente dibattuto e oggetto di un feroce scontro politico con il centrodestra fermamente contrario al suicidio assistito e il centrosinistra che vorrebbe una liberalizzazione quasi totale.
Proprio l’esempio della Sardegna, peraltro, dimostra perfettamente quanto il tema del suicidio assistito sia al centro di visioni profondamente differenti e divisioni – anche – politiche: il testo, infatti, è stato approvato con un totale di 32 voti favorevoli ascrivibili quasi interamente alla coalizione a sostegno della Dem Alessandra Todde; salvo per il fatto che Giuseppe Frau – del partito “Uniti con Todde” – si è astenuto e per Gianni Chessa – di Forza Italia – che si è detto “convintamente” favorevole al suicidio assistito.
Dopo la votazione di oggi – che apre a tutti gli effetti alla pubblicazione in Gazzetta e all’entrata in vigore della norma – la commissaria alla sanità sarda Carla Fundoni ha definito il tema del suicidio assistito una questione di “civiltà e responsabilità istituzionale” che tutela innanzitutto “la libertà e la dignità delle persone”; mentre dal capogruppo in consiglio di FdI Paolo Truzzu è arrivata un’aspra critica a quella che definisce una “legge manifesto” e “inutile” che sconfina nelle competenze statali, che sarà “a pochissimi casi” e che finirà per essere censurata dalla Corte costituzionale.
Come funziona la legge sul suicidio assistito della Sardegna: il testo che ricalca i principi della proposta dell’associazione Coscioni
Al di là dei sentimenti politici e personali sul tema del suicidio assistito, vale la pena soffermarci sulla legge approvata in Sardegna e della quale non sappiamo ancora – almeno, fino a quando non verrà pubblicata sulla Gazzetta nei prossimi giorni – gli effettivi dettagli: certo è che l’intento sia quello di percepire la sentenza del 2019 della Corte costituzionale, introducendo una norma che ricalca a grandi linee la proposta dell’associazione Coscioni guidata da Marco Cappato.
Stando alle indiscrezioni, il paziente che farà richiesta per il suicidio assistito in Sardegna – purché sia affetto da una patologia grave, debilitante e incurabile, sia pienamente cosciente e in grado di prendere decisioni e sia tenuto in vita da macchinari medici – verrà esaminato da un’apposita Commissione etica che include psicologi, infermieri, neurologi, psichiatri e uno specialista in cure palliative i quali dovranno valutare lo specifico caso e prendere una decisione.
A front dell’approvazione da parte della Commissione, si potrà procede al vero e proprio suicidio assistito: l’ASL in questo contesto avrà il compito di fornire al paziente tutto il supporto tecnico, medico e logistico di cui necessita, mettendo a disposizione un medico che fornirà gratuitamente il farmaco e istruirà il paziente all’uso; mentre l’iniezione del farmaco per il suicidio assistito (che dovrà essere effettuata autonomamente o con il supporto di uno specialista privato) si potrà fare in ospedale, in un hospice o nella propria abitazione.