Era stato condannato un anno fa Andrea Napolitano: la pena per lui era del carcere a vita dopo aver ucciso la compagna 33enne, Ylenia Lombardo. Il garante Ciambriello, all’Adnkronos, spiega ora che il detenuto “era a rischio da un anno” e chiede con urgenza “figure professionali per curare detenuti malati”. Napolitano uccise la compagna perché non trovava una carta prepagata con sopra 15.000 euro: pensando che l’avesse presa lei, cominciò a prenderla a calci e pugni fino ad ucciderla, per poi dare fuoco a lei e all’intero appartamento. All’epoca l’uomo era già in cura presso il centro di igiene mentale. “Mi colpisce la grande determinazione con cui il detenuto 40enne di Poggioreale si è suicidato a metà mattinata oggi. Era a rischio suicidario da un anno, era seguito e monitorato” sottolinea ancora Ciambriello.
Il Garante campano delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale prosegue: “Chi cura i malati mentali liberi o persone con sofferenza psichica? Il Dipartimento di Salute Mentale. Bene! Il Dipartimento di Salute Mentale (DSM) è formato da psichiatri, psicologi, infermieri, assistenti sociali, tecnici della riabilitazione psichiatrica, educatori, oss. Dunque per curare la malattia mentale non occorre solo lo psichiatra, motivo per il quale anche in carcere, per curare i malati mentali occorrono queste figure professionali, dunque una U.O.S.D. (Unità Operativa Semplice Dipartimentale di Salute Mentale). Così come esiste un SerD Area Penale, che è uguale ad un SerD esterno, deve esistere una Unità Operativa Semplice Dipartimentale di Salute Mentale in carcere”.
Suicidio in carcere a Poggioreale. Il Garante: “Servono riforme”
L’ennesimo suicidio in carcere. Questa volta a togliersi la vita è stato Andrea Napolitano, uomo che nel 2021 uccise la compagna 33enne: nel 2023 era stato condannato all’ergastolo. “Sono tante le motivazioni per cui singoli detenuti scelgono di suicidarsi, è chiaro che il coinvolgimento in attività trattamentali interne, più rapporti con il mondo esterno, più personale specializzato, può ridurre sia le forme di autolesionismo sia i tentativi di suicidio che sono centinaia nella nostra Regione” spiega Ciambriello, Garante campano delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale. “Lo scorso anno non c’è stato appunto una strage per il pronto intervento degli agenti di polizia penitenziaria, a cui va la mia gratitudine” prosegue.
“Andrea pur ben seguito da un anno, visto che era nel protocollo di rischio suicidario, ci costringe a mettere in campo qualche proposta operativa in termini di personale specializzato, attività trattamentali e relazioni con il mondo esterno, perché i suicidi in carcere sono anche il prodotto di un clima culturale, per la maggioranza della politica e anche della società civile, per cui il carcere è un posto esterno alla società, da dimenticare, non da cambiare” conclude Ciambriello.