Al tavolo strategico per l’automotive von der Leyen parla di neutralità ecologica, in realtà il suo obiettivo è distruggere il settore
Il Tavolo strategico per l’automotive è fallito. Von der Leyen ha promesso la neutralità ecologica, ma di fatto dall’incontro fra i costruttori e la UE non è uscito niente di nuovo, se non il progetto di una e-car, piccola e abbordabile in termini di prezzo, che però richiede comunque tempo per essere sviluppata.
La realtà, osserva Pierluigi Bonora, giornalista de Il Giornale ed esperto del settore automobilistico, è che il settore è talmente in emergenza che dovevano essere prese subito delle decisioni forti per rimediare alle conseguenze fortemente negative che la direttiva europea sulle auto elettriche sta avendo sul comparto, applicando (e non promettendo astrattamente) la neutralità ecologica e permettendo così di sviluppare modelli che riducano le emissioni inquinanti senza dover essere per forza elettrici.
Le case automobilistiche si sono dimostrate particolarmente remissive e, invece di protestare, hanno accettato un altro rinvio delle decisioni.
Von der Leyen dice che vuole “combinare decarbonizzazione e neutralità tecnologica”. La UE rinnega la direttiva sulle auto green?
È ora di smetterla di parlare al futuro. C’è chi parla di un passo avanti, ma quella del Tavolo strategico doveva essere una riunione decisiva e non lo è stata. Si rivedranno ancora sotto l’albero di Natale e faranno un’altra foto ricordo a dicembre, ma è tardi. Il segretario generale di CLEPA, l’associazione dei componentisti, aveva lanciato l’allarme anche nei giorni scorsi, ribadendo che non c’è più tempo da perdere. Ursula von der Leyen si giustifica dicendo che è stato fatto un piccolo passo avanti, ma la realtà è che l’incontro è stato un flop.
Cosa è successo in realtà?
Sono tutti sorridenti intorno a chi sta distruggendo l’automotive europeo, attraverso normative che sono contro il settore. I costruttori, invece di girarle le spalle per protesta o rifiutarsi di posare insieme a lei, sono lì tutti contenti. Una presa in giro.
Perché i costruttori seguono questa linea?
Non lo so. Quando sono da soli dicono che bisogna cambiare, ma quando vanno a palazzo, forse per una sorta di timore reverenziale, si comportano diversamente. Al Tavolo sull’automotive non è successo niente, le solite promesse. È da marzo che von der Leyen se la cava con un “vedremo”. Adesso dice che rivedranno le normative che impongono la produzione di auto elettriche dal 2035 e che si ritroveranno ancora a dicembre.
Cosa avrebbe dovuto dire?

Avrebbe dovuto cancellare tutte le sanzioni che stanno per affossare il comparto, annunciare la neutralità tecnologica, togliere il bando ai motori endotermici. Invece no. Addirittura si parla di e-car, piccole, ecologiche e a buon prezzo. Ma la gente ha bisogno di macchine serie, non è così che si risolvono i problemi.
Von der Leyen perché segue questa linea attendista?
Lo fa per il suo interesse. Prende tempo, così intanto rimane in piedi. Infatti se decidesse di cedere a una visione più pragmatica del problema, si troverebbe subito contro socialisti e verdi. Allora, per non cadere, dà un colpo al cerchio e un colpo alla botte.
È una pura questione politica. Inoltre, bisogna tenere conto delle forti pressioni che esercitano le lobby green, quelle che guardano all’elettrico come ancora di salvezza per il loro business, che temono di perdere in seguito a eventuali ripensamenti della Commissione. Intanto le fabbriche soffrono e ci sono milioni di posti di lavoro in gioco. Stellantis in Italia ha gli stabilimenti che vanno a rilento, non c’è programmazione.
Adesso cosa succederà? Cosa dobbiamo aspettarci dal nuovo incontro di dicembre?
Si ritroveranno sotto l’albero di Natale a fare un’altra foto. Succederà la stessa cosa. Anche se si desse il via alle e-car, bisogna rendersi conto che non basta un colpo di bacchetta magica per realizzare il progetto. Ci vorranno almeno un paio d’anni.
A questo punto, visto l’atteggiamento remissivo dei costruttori, come si potrebbe sbloccare la situazione? Potrebbero ribellarsi almeno i sindacati?
Spero che vadano in piazza a Bruxelles a farsi sentire. Lo avevano promesso anche le case automobilistiche, che sembravano convinte a una protesta simile a quella degli agricoltori. Occorre una protesta forte, prima del prossimo incontro. Poi ci si lamenta dei cinesi che avanzano: con la politica che abbiamo, fanno bene a farlo.
(Paolo Rossetti)
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