Le terapie geniche sono in crisi in Francia, uno degli stati più avanzati da questo punto di vista: il problema è legato ai costi e al disinteresse delle Big Pharma
Le terapie geniche sono considerate, allo stato attuale della ricerca, una delle più importanti innovazioni mediche per risolvere le sempre più diffuse malattie rare. Si tratta di una serie di tecniche con cui viene inserito del materiale genetico nelle cellule del paziente affetto dalla patologia rara e sono particolarmente utilizzate specialmente per curare i tumori e le malattie pediatriche.
In tutto il mondo c’è sempre più attenzione nei confronti delle terapie geniche, considerate un modo per risolvere numerose crisi sanitarie. Tuttavia, mentre negli USA la ricerca e la sperimentazione procede rapidamente, lo stesso non si può dire per l’Europa, che fatica ancora a trovare un modello economico per la sanità che si riveli solido, senza pensare eccessivamente sulle tasche dei singoli stati. Emblematico per le terapie geniche in Europa è il caso della Francia, considerata uno dei paesi più avanzati in questo settore, che ha effettuato il primo intervento genetico al mondo nel 2016, ma pesantemente arretrato dal punto di vista dei finanziamenti, con il rischio che la ricerca si incagli.
La Francia e le terapie geniche
Insomma, così come la Francia è stato il primo paese al mondo ad effettuare con successo le terapie geniche, potrebbe anche presto trovarsi a fare i conti con una complicata crisi del settore. Il principale problema è legato al costo dello sviluppo di queste particolari terapie, che può facilmente raggiungere le centinaia di migliaia di euro per un singolo paziente, soprattutto a causa della complessità della produzione.
Già nel 2021 il presidente francese Macron aveva lanciato un Piano per l’innovazione sanitaria che puntava anche a migliorare le terapie geniche, ma con risultati che non saranno visibili prima del 2030. Inoltre, il grosso problema dello sviluppo di queste particolari terapie è legato al fatto che la maggior parte degli studi e delle ricerche sono ora affidati a piccole start-up farmaceutiche, che non godono certamente dei fondi che hanno le “Big Pharma“. Queste, però, sono poco interessate allo sviluppo delle terapie geniche, perché rappresentano per i pazienti una salvezza “definitiva” che mal si concilia con il loro modello di business basato, ovviamente, sulla vendita dei farmaci.
