Da pochi giorni è stata resa disponibile su Disney+ "The Bear 4", nuova stagione di una serie che ha riscosso particolare successo

Quando arriva la nuova stagione di una delle serie tv più amate degli ultimi anni, l’agenda e la scaletta delle visioni subiscono inevitabilmente uno stravolgimento. Finita l’attesa, la priorità diventa una sola: sedersi sul divano e guardarla tutta d’un fiato, anche a costo di perdere qualcosa che si recupererà, con più calma, al secondo giro. E magari in compagnia.



È inutile nascondersi: siamo tifosi di The Bear. Così, quando giovedì scorso Disney+ ha rilasciato i dieci episodi della quarta stagione, è stato impossibile resistere: una puntata dopo l’altra, fino alla fine.

Diciamolo subito: questa stagione è bella e struggente quanto le precedenti, ma ha qualcosa in più, qualcosa che si percepisce solo strada facendo e a cui si riesce a dare un nome solo alla fine. In realtà, a livello di trama, non accade nulla di sconvolgente. Ma forse è proprio questo l’intento degli autori: raccontare la storia del ristorante di Chicago e del suo team da un punto di vista più intimo, quasi quotidiano. Un ritorno alle origini della serialità, dove il cuore sta nella vita ordinaria delle persone.



I protagonisti sono alle prese con problemi noti: questioni economiche che minacciano l’esistenza stessa del locale, nonostante il successo di pubblico e critica; le insicurezze di Carmy, turbato da una recensione positiva sul Chicago Tribune che si conclude però con una frecciata che non riesce a digerire, e che lo spinge a inseguire il traguardo della stella Michelin.

Ma più della narrazione in sé, ciò che evolve sono i personaggi. Le loro vite scorrono, statiche in apparenza come foto sbiadite, ma in realtà in pieno movimento interiore.

È così per Richie, che deve superare il trauma del matrimonio della sua ex moglie (a proposito: l’episodio sette, dedicato proprio a quel giorno, è da incorniciare); per Marcus, ancora incapace di elaborare la rottura del rapporto con suo padre; per Natalie “Sugar”, in crisi con la sua migliore amica Francie; per Sydney, che vacilla di fronte alla tentazione di accettare l’offerta di Shapiro per diventare head chef nel suo nuovo ristorante. E poi c’è Carmy, che finalmente trova la forza di chiedere perdono a Claire, cercando di ricostruire su basi nuove la loro relazione.



A fare da sfondo, un conto alla rovescia. È quello segnato dal timer installato in cucina da “zio” Jimmy il finanziatore, interpretato da Oliver Platt (The Big C, Chicago Med e The West Wing) e dal suo controller soprannominato “Computer”: 1.440 ore, cioè due mesi per scoprire se l’impresa può sopravvivere o se deve chiudere.

Chicago, sempre più protagonista silenziosa, mostra i suoi scorci migliori: dalle ville di Oak Park firmate da Frank Lloyd Wright, vera anima architettonica della città, alle luci malinconiche dei quartieri che fanno da cornice alla colonna sonora più bella di sempre, con brani dei R.E.M., di Bruce Springsteen e la voce intensa di Emmylou Harris.

A dare anima e corpo ai personaggi ci sono interpreti straordinari ormai diventati famosi anche per il grande pubblico. Jeremy Allen White, nei panni di Carmy, conferma tutto il suo talento. Ayo Edebiri, che interpreta Sydney, è una delle rivelazioni più brillanti degli ultimi anni (Bottoms, Theater Camp, Inside Out 2). Accanto a loro, il grande  Ebon Moss-Bachrach (Richie), già visto in Girls, Andor e The Punisher.

La serie è stata creata da Christopher Storer, anche regista e co-sceneggiatore, noto per la sua capacità di fondere tensione emotiva e ritmo narrativo in modo estremamente cinematografico. La sceneggiatura è firmata dallo stesso Storer insieme a Joanna Calo, che riesce a bilanciare ironia, malinconia e verità emotiva con grande finezza.

E allora eccoci qui, con un dubbio che fa male: e se questa fosse davvero l’ultima stagione di The Bear? Solo l’idea fa venire il magone. Vorremmo che The Bear non finisse mai. Che diventasse come le vecchie serie generaliste: un punto fermo della nostra quotidianità. Vorremmo invecchiare con Carmy, Richie, Sydney, Sugar. Non lasciare più questa strana e meravigliosa famiglia Berzatto, che è diventata anche un po’ la nostra.

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