I batteri che causano il tifo stanno diventando sempre più resistenti agli antibiotici. Questo quanto confermato dal nuovo studio di Jason Andrews (Università di Stanford) pubblicato sulla rivista The Lancet Microbe. Una ricerca che lancia l’allarme sulla febbre con 11 milioni di casi ogni anno in tutto il mondo.
Si tratta del più grande studio mai condotto sul sequenziamento del genoma del batterio Salmonella enterica serovar Typhi (S Typhi) e le conclusioni non portano delle buone novelle. Gli esperti, infatti, hanno rilevato che i ceppi hanno sviluppato resistenza ai due principali antibiotici, macrolidi e chinoloni.
Studio: tifo sempre più resistente agli antibiotici
Presentando i risultati del suo studio sul tifo, il dottor Jason Andrews ha sottolineato che “la velocità con cui i ceppi altamente resistenti di S Typhi sono emersi e diffusi negli ultimi anni è un vero motivo di preoccupazione ed evidenzia la necessità di espandere con urgenza le misure di prevenzione, soprattutto nei Paesi a maggior rischio”. Il tifo è dunque da considerare un problema di salute pubblica globale, i dati parlano chiaro: 11 milioni di casi e 100 mila morti ogni anno. Altri studi sull’aumento e la diffusione dell’S Typhi resistente agli antibiotici sono stati “limitati” da dimensioni del campione teoriche o relativamente piccole. Questo studio, invece, ha analizzato più di 7500 genomi S Typhi, eseguendo il sequenziamento dell’intero genoma su 3489 isolati di campioni di sangue S Typhi: come riporta Contagion Live, i campioni sono stati ottenuti da persone con casi confermati di tifo in Bangladesh, India, Nepal e Pakistan. Ricordiamo che la febbre tifoide è diffusa prevalentemente nell’Asia meridionale (70% dei casi), ma i ceppi resistenti si sono diffusi quasi 200 volte negli ultimi trent’anni. Alcuni casi sono stati identificati anche in Gran Bretagna, Stati Uniti e Canada.