Torino: svolta nel caso dei falsi dossier su magistrati e carabinieri. Indagato un 35enne che, secondo l'ipotesi accusatoria, avrebbe agito con altri...

Torino, pm della Procura e carabinieri diffamati e calunniati con falsi dossier: il caso registra una svolta con la chiusura delle indagini a seguito dell’iscrizione di un ex investigatore privato 35enne nel registro degli indagati. Le ipotesi di reato contestate, riporta ANSA, sono rivelazione e utilizzo di segreti d’ufficio, calunnia e diffamazione e ora potrebbe aprirsi un processo. Secondo l’accusa, l’uomo avrebbe agito in concorso con ignoti ed è caccia ai presunti complici.



L’indagato, noto in ambienti giudiziari, sarebbe stato già coinvolto in un caso di spionaggio e per circa due anni, fino al novembre 2023, avrebbe prodotto fascicoli con di atti di indagine secretati ai danni di diversi magistrati ed esponenti dell’Arma (tra le parti offese, l’ex procuratore generale Francesco Saluzzo e il pm Gianfranco Colace). In sintesi, il 35enne avrebbe inoltrato alle procure di tutta Italia esposti finti contro toghe torinesi e militari, tra cui ufficiali e sottufficiali, e sulla vicenda attualmente indaga la Procura di Milano.



Torino, pm della Procura e carabinieri accusati con falsi dossier ed esposti in tutta Italia: il punto sulle indagini

Il 35enne oggi indagato a Milano era già sotto la lente degli inquirenti torinesi e, proprio mentre erano in corso accertamenti sulla sua posizione nel capoluogo piemontese, avrebbe cercato di screditare l’attività e la reputazione di magistrati e polizia giudiziaria che stavano occupandosi della sua condotta accusandoli di diversi reati.

Secondo quanto riporta l’agenzia di stampa, la Procura di Milano che ora lavora all’inchiesta sui falsi dossier avrebbe chiuso le indagini a carico dell’uomo, assistito dagli avvocati Mauro Anetrini e Mariangela Melliti. Per inviare i finti esposti all’autorità giudiziaria in varie parti del Paese, avrebbe usato almeno 4 account sotto differenti. L’uomo rischia il rinvio a giudizio e, secondo chi indaga, avrebbe agito con altre persone finora non identificate. Tra gli ignoti presunti complici del “corvo”, ipotizzano gli inquirenti, potrebbero nascondersi pubblici ufficiali che, sfruttando la loro posizione e la possibilità di accesso ad atti riservati, potrebbero averli forniti per confezionare i falsi dossier.