Il Paese è attraversato, oggi, dal primo di una serie di scioperi che interesseranno, in abbondanza, il mese di marzo. A incrociare le braccia sono, in queste ore, i lavoratori del trasporto d’ogni risma, pubblico e privato: bus, tram, metro, treni, navi, traghetti, funivie, mezzi portuali, autostradali, tir, camion e via dicendo. Tutti fermi, tranne gli aerei e i mezzi della regione Sardegna, come imposto dalla commissione di Garanzia sugli scioperi. «Non avevamo altro modo per porre all’attenzione del governo i disagi che, ormai da anni, stanno caratterizzando il comparto senza che nessuno muova un dito» afferma, raggiunto da ilSussidiario.net Rocco Ungaro, segretario generale della Filt-Cgil Lombardia. Lo sciopero, con modalità diverse di città in città, sarà di 4 ore. Seguiranno, nei prossimi giorni, quello scuola e delle farmacie pubbliche.
(sabato 3 marzo ), quello del metalmeccanici della Fiom (9 marzo) e ancora dei trasporti (mercoledì 14); il trasporto aereo, invece, si ferma il 16. Tornando, invece, all’agitazione di oggi: «Da decenni, ormai, siamo privi di uno straccio di piano generale sui trasporti. Nonostante rimaniamo il Paese con il più alto tasso di trasporto merci su strade, mentre quello su ferrovia è stato pressoché abbandonato», spiega il sindacalista, definendo le criticità che hanno condotto alla manifestazione odierna. «Nonostante l’apertura al mercato, il trasportato su rotaia non è aumentato. Anzi, rispetto agli anni precedenti è leggermente diminuito». Il problema è che, rispetto al settore, da parte dei governi sembra prevalere l’inamovibilità: «Nessuno fa nulla, salvo interventi a pioggia in favore del trasporto privato su strada, attraverso sgravi fiscali sul gasolio. Ma non vi è ombra di politiche infrastrutturali». A ciò si aggiunga la situazione lavorativa degli addetti al trasporto ferroviario: «Manca il rinnovo del contratto nazionale dei ferrovieri da 4 anni. Stiamo parlando di oltre 220 mila lavoratori». Nei confronti del Tpl, invece, secondo Ungaro il dibattito si è concentrato attorno ad un falso problema. «Le norme che dovrebbero liberalizzare il mercato esistono già da anni. Mancano, tuttavia, i decreti attuativi, oltre a regole certe che facilitino, ad esempio, l’aggregazione delle imprese».
Non è tutto: «Ad oggi, non è stato ancora dato vita ad un meccanismo certo di finanziamento che consenta di non dover attendere ogni anno la nuova finanziaria per conoscere le sorti del settore». Ungaro ci tiene a sottolineare che l’agitazione di oggi è stata indetta anche e soprattutto per tutelare gli utenti: «Il nostro settore è essenziale per il Paese; disinteressarsene provoca delle ricadute sui cittadini, come dimostrano i recenti aumenti delle tariffe in diverse città italiane».