Torna in auge la truffa del POS, cos'è e come funziona: come difendersi al meglio dai borseggiatori contactless che effettuano pagamenti clandestini

Sarà sicuramente capitato a moltissimi di sentir parlare – specialmente nell’ultimo periodo – della cosiddetta “truffa del POS” ricollegata al caso di un arresto effettuato a Sorrento di una malintenzionata 36enne che – oltre ad aver fisicamente rubato 100 euro – aveva anche un POS nella sua borsa: un caso certamente isolato ma che ha riaperto una storica psicosi dei detrattori dei pagamenti “contacless” (ovvero quelli per cui non serve inserire la propria carta nell’apparecchio del commerciante), forse – e ci arriveremo – ingiustificata.



Prima di capire come sia possibile difendersi dalla truffa del POS e quanto ci sia di effettivamente vero, è bene partire dal principio per spiegare di cosa si tratta: stando ai racconti che emergono in queste ore – e che sono diffusi ormai da parecchi anni – si tratterebbe di una sorta di “borseggio contactless” nel quale il malintenzionato avvicina un dispositivo POS alle tasche del malcapitato, effettuando – all’insaputa di quest’ultimo – un pagamento clandestino.



Di casi di truffa del POS effettivamente documentati nel nostro paese non ce ne sono e l’unico di cui si trova reale traccia risale a qualche anno fa in Canada: un aspetto che, di per sé, dovrebbe già farci stare piuttosto tranquilli; ma al contempo – come si dice – “fidarsi è bene, ma non fidarsi è meglio” e proprio per questa ragione è importante scoprire anche le armi che abbiamo a nostra disposizione per difenderci dalla sofisticata truffa del POS.

Come difendersi dalla truffa del POS: i quattro consigli che chiunque dovrebbe seguire contro i borseggiatori contactless

La primissima cosa che chiunque dovrebbe fare per difendersi dalla truffa del POS – ma anche come prassi generale per evitare furti – è sicuramente quella di evitare di riporre il portafogli nella tasca posteriore dei pantaloni in modo che l’eventuale malintenzionato non possa avvicinarsi alle spalle indisturbato approfittando di un momento di distrazione per sottrarci preziosi soli senza che ce ne rendiamo conto.



Similmente, un buon consiglio per scongiurare la truffa del POS è sicuramente quello di evitare – là dove possibile – l’uso delle carte di credito fisiche optando per i wallet digitali che per autorizzare un pagamento richiedono l’obbligatorio sblocco del cellulare con la propria impronta o con il volto; mentre del tutto inutile è acquistare gli inefficienti portafogli che promettono di essere dotati della cosiddetta tecnologia “Rfid” che secondo uno studio funziona in meno del 30% dei casi.

D’altra parte, un’ennesima misura di sicurezza contro la truffa del POS che chiunque dovrebbe adottare è quella di dotarsi dell’applicazione collegata al proprio conto corrente bancario, oppure di attivare gli SMS di avviso per le transazione in modo che si possa notare immediatamente una transazione sospetta: nel caso succedesse – e fermo restando che oltre i 50 euro senza il PIN non si può andare – la prima cosa da fare è denunciare l’accaduto alle autorità competenti, sporgendo denuncia.

La buona notizia per chiunque possa finire vittima della truffa del POS è che – denuncia alla mano – la banca può bloccare la transazione nell’arco di pochi minuti, mentre le autorità possono risalire all’identità del malintenzionato: tutti i POS, infatti, sono obbligatoriamente collegati a un conto corrente bancario e a un documento personale, rendendo il malintenzionato facilmente individuabile e perseguibile penalmente.