L'amministrazione Trump ordina il blocco di tutti i nuovi visti per studenti, a breve la revisione delle regole per il rilascio dei permessi di studio
Donald Trump ha ordinato la sospensione di tutte le procedure per il rilascio dei visti agli studenti stranieri che vogliono frequentare l’università negli Stati Uniti, la misura, anticipata dai media statunitensi, è stata inserita in un più ampio pacchetto di provvedimenti, che comprende anche la discussa decisione di revocare le iscrizioni ad Harvard per chi proviene dall’estero, ed il congelamento di fondi statali pari a 2,2 miliardi di dollari con divieti per gli enti federali di stipulare contratti con l’ateneo in questione.
L’ultima mossa, quella del blocco dei permessi per gli ingressi per motivi di studio e ricerca, prevede uno stop immediato a tutti gli appuntamenti per i colloqui da sostenere presso i consolati e le ambasciate ai fini del rilascio del documento, fino a nuovo ordine. Si stanno infatti rivalutando i criteri per l’ammissione, con regole più severe che potrebbero prevedere controlli stringenti anche nell’ambito dei profili social. Tra le motivazioni illustrate dal presidente, la prevenzione della diffusione di idee considerate pericolose per la sicurezza, come le ideologie pro-palestina e l’antisemitismo.
Trump sospende i visti per studenti, nuove linee guida per gli appuntamenti: “Si valuteranno contenuti condivisi sui social”
L’amministrazione Trump ha bloccato, tramite ordine inviato alle missioni all’estero, tutte le programmazioni di appuntamenti per le richieste di visti per studenti che intendono entrare negli Stati Uniti. Con il provvedimento saranno quindi mantenuti solo gli impegni già presi da tempo, mentre non ci sarà al momento più disponibilità per fissare colloqui. Il segretario di Stato Marco Rubio ha spiegato che la misura è stata decisa per il rafforzamento dei criteri di controllo all’immigrazione e che si stanno studiando nuove linee guida che poi le ambasciate e i consolati dovranno obbligatoriamente adottare per le procedure.
Tra le l’ipotesi, la più accreditata è quella di un check dei profili social degli aspiranti, per verificare se tra i post pubblicati o condivisi ci possano essere contenuti incompatibili con la domanda. Principalmente il supporto ai movimenti di protesta filo palestinesi, ma anche critiche alle condotte di Israele nella guerra a Gaza e alle politiche del governo statunitense. Queste motivazioni ostacolanti, come spiegato da alcuni funzionari, potranno anche costituire causa di revoca di visti e green card già assegnati, con la deportazione immediata dei titolari.