Donald Trump ha spiegato che i dazi americani contro la Cina sono insostenibili. Sembra confermato l'incontro di fine mese con Xi Jinping
Secondo Donald Trump, i dazi americani contro la Cina sono insostenibili. L’affermazione è arrivata nell’anticipazione di un’intervista televisiva che andrà in onda domenica mattina, ora americana, sull’emittente Fox News. Nei pochi minuti della “preview” c’è stato il tempo per definire la Cina un avversario e per accusarla di aver sfruttato gli Stati Uniti con un equilibrio commerciale tutto sbilanciato in favore di Pechino.
Il Presidente americano ha comunque mantenuto aperta la possibilità di un accordo con la Cina e in giornata il segretario del Tesoro Bessent ha affermato che venerdì prossimo una delegazione americana incontrerà la controparte cinese in Malesia in preparazione dell’accordo tra Trump e Xi Jinping in Sud Corea.
Da un lato, quindi, i dazi attuali sono insostenibili e dall’altro rimane aperta la possibilità di un accordo per evitare una guerra commerciale che avrebbe conseguenze globali. Sono di questi giorni, per esempio, gli allarmi lanciati dall’industria automobilistica europea spaventata per la possibile carenza di chip cinesi.
Mantenere i dazi a questi livelli significa imporre ai consumatori americani prezzi più alti perché la Cina domina alcuni settori di largo consumo. Questa è la parte del problema su cui ci si è concentrati ad aprile quando Trump ha annunciato la prima tornata di dazi. Allora si cercava di capire quale sarebbe stato l’effetto sui prezzi. Era un calcolo difficile perché nei mesi precedenti l’America aveva accumulato scorte record per attutire il colpo dei dazi.
A questa prima fase ne è seguita una seconda che è diventa attuale nelle ultime settimane. La Cina ha reagito alla guerra commerciale americana stringendo la presa sul settore delle terre rare, su cui ha una posizione di quasi monopolio. Questa novità rischia di mandare in cortocircuito interi segmenti dell’economia tra cui, per esempio, l’elettronica di largo consumo o le tecnologie della transizione energetica.
Le economie e i Paesi oggetto dell’embargo cinese si troverebbero senza beni essenziali. Si farebbero male tutti, Cina inclusa, ma il Paese asiatico potrebbe sperare di avere qualche mese di vantaggio.
Venerdì scorso l’annuncio via social di Trump di una nuova ondata di dazi contro Pechino ha mandato in rosso i mercati. Nel weekend prima della riapertura di lunedì il Vicepresidente Vance ha ammorbidito i torni e gli investitori hanno quindi potuto accantonare l’incidente. Si è passati così ai timori per i bilanci delle banche regionali americane dopo alcuni fallimenti nel settore automotive.
La lista degli elementi di rischio è lunga e include i livelli di leva di imprese e Stati, le tensioni geopolitiche e anche quelle commerciali. La guerra economica tra Cina e Stati Uniti non conviene a nessuno e questa potrebbe essere la motivazione scelta per passare ad altro nella lista delle cose “che possono andare male”.
Nella realtà le minacce, i blocchi temporanei, le reazioni e le contro reazioni iniettano incertezza e fanno male all’economia a prescindere dall’esito. L’incontro tra Xi Jinping e Trump in Sud Corea potrebbe essere l’inizio di una tregua che serve agli Stati Uniti e alla Cina per prepararsi alla fase successiva. È difficile, invece, pensare che si arrivi a una “pace commerciale” tra i due avversari.
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