Istanbul, arrestate 47 persone tra dipendenti comunali e funzionari legati all'ex sindaco Imamoglu, scattano le proteste di cittadini e opposizione
Istanbul, arrestate altre 47 persone nell’ambito dell’inchiesta per corruzione che aveva già coinvolto l’ex sindaco Ekrem Imamoglu. Secondo quanto dichiarato dalla Procura, i provvedimenti sono arrivati a carico sia di dipendenti e dirigenti comunali che di familiari e sostenitori del politico, principale avversario di Erdogan, tra questi anche il fratello della moglie e il capo dello staff dell’amministrazione che sono ora in stato di fermo e soggetti a perquisizioni.
L’operazione è stata giustificata come un completamento delle indagini per l’accertamento dei pesanti reati contestati ad Imamoglu, ma per i leader dell’opposizione si tratterebbe di una misura presa per contrastare gli oppositori del progetto “Kanal Istanbul“, il canale che dovrebbe collegare il Mar Nero al Mar di Marmara per permettere di far defluire meglio il traffico in un tratto lungo circa 50 km.
Come ha sottolineato Gokhan Gunaydin, vicepresidente dei Repubblicani del Chp: “Si tratta di una azione contro chi non vuole il canale di Istanbul“, aggiungendo anche che a causa di questi nuovi arresti mirati in particolare a colpire funzionari e collaboratori del sindaco, praticamente al momento il Municipio non è più in grado di operare perchè è stato privato del personale in grado di prendere decisioni anche nell’ambito dei progetti dei edilizia.
Istanbul, arrestati 47 collaboratori dell’ex sindaco Imamoglu, opposizione: “Colpiti perchè si opponevano al progetto Kanal Istanbul”
Si riaccendono le proteste a Istanbul dopo l’ultimo giro di arresti che ha visto coinvolte 47 persone legate all’ex sindaco Imamoglu, accusate degli stessi reati di corruzione, truffa e collaborazione con organizzazioni terroristiche.
Una nuova manifestazione, organizzata dai partiti di opposizione, si è tenuta ieri per chiedere il rilascio immediato del politico mentre i leader parlamentari continuano a sostenere che questi provvedimenti di fermo e di azioni repressive sarebbero stati emessi per colpire il movimento che si oppone alla costruzione del “Kanal Istanbul”.
Il progetto era stato infatti ostacolato da numerose organizzazioni, non solo politiche, ma anche tra gli ambientalisti che sostengono che c’è un elevato rischio di contaminare le acque oltre alla perdita di terreni naturali ed agricoli importanti.
Il canale artificiale fa parte di un piano di rinnovamento edilizio, fortemente sostenuto da Erdogan, per smaltire più agevolmente il traffico sullo stretto del Bosforo raddoppiandone la portata. Dopo l’inizio dei lavori però, i funzionari del settore idrico del Comune di Istanbul avevano bloccato i cantieri ordinandone la demolizione, gli stessi collaboratori che avevano firmato i provvedimenti si trovano attualmente in stato di arresto.
