“La montagna è importante e il turismo irrinunciabile”. È questo l’incipit scelto dalla presidente Valeria Ghezzi per l’apertura dei lavori dell’annuale assemblea generale di ANEF, l’associazione degli impiantisti funiviari aderente al sistema confindustriale, svoltasi recentemente a Bibione (la montagna si riunisce al mare, anche a sottolineare che il suo cuore è sì nello sci, ma si punta sempre di più anche alle altre stagioni, proprio in concorrenza alle vacanze al mare). Si tratta di un settore funzionale all’economia delle terre alte, essenziale per la sostenibilità del turismo di montagna, che in molti casi è il più grande, se non l’unico sostegno alle popolazioni residenti. Un settore che conta 400 aziende, 1,5 miliardi di fatturato, 15.000 collaboratori (un terzo a tempo indeterminato), cifre che, con l’intero indotto, vanno moltiplicate fino a 7 volte per i fatturati e per 5 per numero di lavoratori. Si tratta di un’industria – è stato detto in assemblea – sempre sintonizzata con l’ambiente: i 1500 impianti di risalita e i 3500 km di piste esistenti occupano in tutto 90,5 km quadrati, lo 0,03% del territorio italiano e lo 0,07% del territorio italiano montano.
Al centro dei lavori, in prossimità del stagione invernale 23-24, gli investimenti già spesi nell’upgrading (120 milioni di euro) indispensabili per mantenere la competitività con le altre destinazioni europee e il supporto necessario da parte delle istituzioni per un settore che rappresenta il volano dell’intera economia di montagna. Investimenti tesi anche alla tutela dell’ambiente, alla resilienza e all’adattamento ai cambiamenti climatici, ma anche alla sostenibilità della montagna, delle imprese e delle comunità che popolano le terre alte. “Dialogo” è stata la parola-chiave proposta dall’assemblea, “perché – ha detto Ghezzi – la montagna è un valore trasversale, non è né di destra né di sinistra, ma è una comunità che dobbiamo tutelare e difendere e a cui dobbiamo dare l’opportunità di lavorare”. Opportunità che possono derivare anche dal nuovo ddl Montagna in discussione nelle prossime settimane, vera cartina di tornasole per misurare la considerazione che la montagna avrà nelle istituzioni.
Un dialogo che passa ovviamente attraverso la sostenibilità ambientale. “L’impatto zero non esiste, ogni azione comporta una effetto – ha commentato in assemblea Ada Rosa Balzan, responsabile sostenibilità di Federturismo Confindustria e presidente di ARB SPBA -. È sempre più importante che le aziende siano in grado di misurare il proprio impatto e avviare così le azioni necessarie per essere sostenibili. Sostenibilità che, come le aziende impianti a fune ben testimoniano, non è solo ambientale ma anche sociale e di governance”. “Parlando di sostenibilità in montagna, è necessario chiarire un concetto: noi vogliamo la montagna abitata e inclusiva, questo è il punto di partenza per definire poi le strategie da adottare – ha aggiunto Dieter Steger, parlamentare di SVP -. Dobbiamo quindi facilitare gli investimenti, garantire autorizzazioni in tempi brevi e guardare alla sostenibilità a 360 gradi”.
“Questo è un settore fondamentale del turismo italiano – ha detto Marina Lalli, presidente di Federturismo Confindustria -, ne siamo consapevoli. Gli impiantisti sono un pilastro fondamentale del turismo italiano che merita tutta l’attenzione delle istituzioni. La domanda è: senza gli impianti di risalita quante persone sarebbero in grado di godere della montagna?”. Posizioni condivise anche dall’europarlamentare Alessandro Panza: “Dobbiamo cambiare un paradigma negativo – ha detto – che per troppo tempo ha caratterizzato le nostre politiche, ovvero lasciare che il destino dei territori montagna fosse nelle mani di chi la montagna non la conosce veramente. Il disegno di legge del ministro Calderoli nasce proprio per ribaltare questo paradigma: mettere al centro la montagna”.
Gli impiantisti hanno attraversato anni difficili, dalla pandemia che ha cancellato un’intera stagione sciistica, poi le crisi internazionali e l’inflazione che hanno causato un caro-energia e materie prime difficile da sostenere. L’ultima stagione è stata positiva, nonostante nuove sfide, dal caro energia e materie prime causati dall’instabilità internazionale alla carenza di neve. Si tratta di sfide ben note alla categoria, a partire dall’adattamento a un territorio difficile come quello montano e alle mutazioni del clima, che hanno portato allo sviluppo dei sistemi di innevamento programmato più ecologici, efficienti e moderni.
I numeri confermano comunque che la domanda di sci è elevata e che le imprese funiviarie sono essenziali per l’equilibrio socioeconomico della montagna. Per la tutela della montagna e la sostenibilità delle comunità che la popolano, ANEF vuole instaurare un dialogo costruttivo con le istituzioni, le associazioni ambientaliste e tutti gli attori della filiera. “L’unione tra di noi, a fronte di queste sfide – ha concluso Ghezzi -, resta e resterà sempre per qualsiasi presidente un obiettivo primario”.
— — — —
Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.