TURISMO/ Il grande assente nella prima manovra targata Draghi

- Alberto Beggiolini

Tra i provvedimenti della Legge di bilancio non c'è quasi nulla per il turismo. Soprattutto manca la proroga della Cig-Covid chiesta dagli operatori del settore

governo dl capienze L'aula del Senato (LaPresse)

Tu chiamala se vuoi Legge di bilancio. O di stabilità. O semplicemente “manovra”. Comunque la si voglia dire, per la prima finanziaria targata Draghi (che vale una trentina di miliardi, tutti in deficit) siamo agli sgoccioli. Il testo finale, compreso un maxi-emendamento, passa oggi alle conclusioni in Senato, per un voto di fiducia. Subito dopo, il tutto passerà alla Camera (il 28), che dovrà ratificare (senza più emendamenti) entro il 31.

In caso contrario, si sarebbe costretti a passare all’esercizio provvisorio. La manovra in sé riguarda alcuni obiettivi prioritari: il taglio delle tasse, la Quota 102, il reddito di cittadinanza, il fondo per alleggerire le bollette energetiche e i bonus per la casa. Ma nel maxi-emendamento spuntano anche (come da tradizione) circa 200 milioni di euro destinati a soddisfare le richieste avanzate un po’ da tutti i partiti, a loro volta sollecitati da strati nient’affatto silenziosi dei loro simpatizzanti. Interventi spot che finiscono inevitabilmente per diluire la portata dell’efficacia degli investimenti.

Qualche esempio? Si va da faccende anche importanti (25 milioni di euro al fondo per il contrasto dei disturbi della nutrizione e dell’alimentazione; 5 a un nuovo fondo per lo studio e la cura della fibromialgia; 27 per la cura dell’autismo) ad altre… minori (il Corsera ricorda i 7 mila euro per l’esonero dal pedaggio autostradale di vigili del fuoco, forestale e protezione civile della Val d’Aosta; o gli 82 mila euro per assumere due amministrativi al Comune di Verduno, Cuneo). Ma ci sono anche 9 milioni per celebrare il centenario della morte di Giacomo Puccini, 400 mila per il centenario della morte di Giacomo Matteotti e altrettanti per il centenario della nascita di Pierpaolo Pasolini. E via andare, la lista è lunga.

Il turismo non rientra, se non per quel fondo da 150 milioni (annunciato in manovra, ma ancora da verificare) da sbranarsi insieme alla cultura e all’automotive. L’industria che vale il 13% del Pil italiano non sta riuscendo a far comprendere (malgrado da circa un anno possa contare anche su un ministero di riferimento, caso raro in Europa) l’urgenza delle richieste più volte avanzate, anche recentemente. Che sono essenzialmente una: la proroga di sei mesi degli attuali ammortizzatori sociali Covid per garantire la continuità lavorativa ai dipendenti. “A pochi giorni dalla scadenza della possibilità di accesso agli ammortizzatori sociali di emergenza e delle tutele volte a salvaguardare l’occupazione – fissata al 31 dicembre 2021 – ancora non si conosce se tali misure saranno prorogate e in che termini: una situazione gravissima che coinvolge le famiglie di oltre 500.000 lavoratori”, hanno scritto in un comunicato congiunto Federalberghi, Fipe, Fiavet, Faita, Fto, Filcams Cigl, Fisascat Cisl, UilTucs. Che il turismo italiano – dopo una discreta stagione estiva nelle località mare&monti – sia ovunque ancora in affanno, soprattutto nel segmento urban, il più sofferente da due anni, è ormai noto. “Negli alberghi italiani – dice Bernabò Bocca, Presidente Federalberghi – quest’anno le presenze sono inferiori del 35% rispetto al 2019. Nelle città -40%. A Roma su 1.200 strutture ce ne sono già 450 chiuse. Sono imprese che non possono salvarsi da sole. Non capisco perché si aspetti a rinnovare gli ammortizzatori sociali”.

Ma non sono solo gli albergatori a richiamare l’intervento del Governo. Fermi da venti mesi sono anche agenzie di viaggio e tour operator. E anche loro hanno comunicato al Governo la loro emergenza. “Solo relativamente alle Agenzie di viaggio e Tour Operator, in assenza di urgenti interventi economici e finanziari, si stimano chiusure pari a oltre il 50% delle imprese attive e la perdita di oltre 40.000 posti di lavoro”, sostengono in una lettera aperta Fto – Federazione Turismo Organizzato di Confcommercio, Aidit Federturismo Confindustria, Astoi Confindustria Viaggi, Assoviaggi Confesercenti, Fiavet Confcommercio e Maavi Conflavoro. Le organizzazioni chiedono di convocare urgentemente “un tavolo di confronto interministeriale, da istituirsi presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, per poter illustrare al meglio le proposte avanzate e individuare soluzioni idonee a scongiurare la chiusura di migliaia di aziende italiane ed i conseguenti licenziamenti della stragrande maggioranza del personale in forza”.

Il turismo organizzato “nel 2019 generava un volume d’affari di circa 13,3 miliardi di euro, ha registrato nel 2020 una perdita pari a circa il 70% del fatturato, mentre si stima che la chiusura dell’anno in corso condurrà ad una perdita di oltre l’80% del fatturato”. Il tavolo interministeriale viene considerato dalle associazioni indispensabile per individuare le apposite misure che consentano di superare questo nuovo blocco ai viaggi internazionali, in entrata e in uscita, causato dalle ulteriori misure restrittive introdotte a seguito della nuova variante Omicron. Le rappresentanze si aspettano “che il Premier, che ha sempre messo il turismo tra le priorità del Paese, non sia sordo a questo ultimo drammatico appello e valuti con la doverosa attenzione la situazione, attivandosi rapidamente per la concessione dei necessari aiuti economici e per la proroga della cassa in deroga, misure indispensabili per la stessa sopravvivenza delle imprese”.

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