Ucraina dopo taglio Usa a fornitura d'armi: "Disumano"/ Russia esulta: "Così fine guerra più vicina"

Gli Stati Uniti hanno deciso di dare meno armi all’Ucraina per non mettere a rischio le proprie scorte. Questa è quantomeno la spiegazione ufficiale che è stata data dalla Casa Bianca dopo che si è diffusa la notizia che ha comprensibilmente suscitato reazioni diverse in Ucraina e in Russia.

Nel primo caso si è diffusa rapidamente la preoccupazione, visto che in questa fase Mosca sta intensificando gli attacchi aerei. Invece, dal Cremlino emerge la soddisfazione per una decisione che si ritiene possa favorire la fine del conflitto. Ad esempio, ne è fortemente convinto il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov.



Ma il motivo lo spiega il ministero degli Esteri ucraino, secondo cui così si incoraggia l’aggressione russa, e ciò non vuol dire favorire scenari di pace, ma mettere gli ucraini in una posizione scomoda, nettamente sfavorevole.

Volodymyr Zelensky, presidente dell’Ucraina (Ansa)

La decisione di Trump, comunque, apre un fronte diplomatico, perché da Kiev hanno fatto sapere di non aver ricevuto alcune comunicazione formale da Washington, anzi sono stati chiesti contatti per chiarire la questione.



STOP ARMI ALL’UCRAINA DIVENTA UN CASO: COSA SUCCEDE

Podolyak, che è molto vicino al presidente ucraino Zelensky, pur parlando al condizionale, ha definito “disumano” l’eventuale sospensione degli aiuti, su cui di ufficiale c’è la dichiarazione di Anna Kelly, portavoce della Casa Bianca, sebbene Kiev aspetti una comunicazione ufficiale direttamente dalla Casa Bianca.  La spiegazione fornita ai media è che lo stop ad alcune spedizioni di armi all’Ucraina è dovuta al fatto che le scorte militari statunitensi sono basse, stando a quanto recentemente emerso da una nuova revisione.



Mentre arriva notizia del richiamo dell’ambasciatore Usa a Kiev per chiedere chiarimenti riguardo questi sviluppi inaspettati, Zelensky lavora in parallelo a una legge per “aiutarsi” nella fornitura, infatti si sta studiando un piano di produzione congiunta di armi con gli alleati, in modo tale che i produttori nazionali possano non solo modernizzare la loro produzione, ma anche incrementarla, ad esempio tramite la costruzione di altri impianti in patria e all’estero.