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Home » Esteri » Ucraina » UCRAINA/ “Il piano Macron-Starmer da Terza guerra mondiale convince Putin a estendere la guerra”

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UCRAINA/ “Il piano Macron-Starmer da Terza guerra mondiale convince Putin a estendere la guerra”

Int. Maurizio Boni
Pubblicato 28 Agosto 2025
il premier britannico Keir Starmer (s) con il presidente francese Emmanuel Macron (Ansa)

il premier britannico Keir Starmer (s) con il presidente francese Emmanuel Macron (Ansa)

Mentre USA e Russia parlano di affari sull’energia, uno studio francese parla di truppe d’attacco dei volenterosi in Ucraina: si parla solo di guerra

Da un lato Russia e USA che parlano di business, ipotizzando il coinvolgimento della Exxon Mobil nel progetto Sakhalin-1, che riguarda gas e petrolio, dall’altra un ricercatore francese che pubblica su Le Monde uno studio che ipotizza l’uso di truppe dei volenterosi in uno scenario da Terza guerra mondiale.

In mezzo c’è una guerra, quella in Ucraina, che continua e nella quale ci si chiede ormai non se ci sarà un negoziato che porterà alla pace, ma dove si fermeranno i russi nella loro avanzata. La presenza di piani che ipotizzano esplicitamente un’escalation della guerra, osserva Maurizio Boni, generale di Corpo d’Armata e opinionista di Analisi Difesa, convince sempre di più Putin che non serve parlare con la controparte, ma che la situazione va risolta sul campo di battaglia.


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La Reuters dice che USA e Russia hanno parlato di affari sull’energia che prevedono anche il coinvolgimento di società americane. Secondo i media ucraini, servirebbero anche per spingere Mosca a trattare sulla pace ottenendo il ritiro delle sanzioni. Lei che ne pensa?

Credo che questo episodio vada inquadrato nel contesto delle intese bilaterali tra Stati Uniti e Russia. La dimensione commerciale è molto importante: ai russi conviene anche perché questa apertura degli USA può significare avere un terzo canale in termini di sbocchi, oltre a quello con Cina e India, per differenziare i mercati. Agli americani, invece, fa comodo nell’ambito della loro strategia di approvvigionamento energetico. Ma è una questione che riguarda Mosca e Washington, non vedo altre ramificazioni.


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In queste trattative d’affari si sarebbe parlato anche di usare tecnologia americana per il GNL russo. Avere gli USA come partner cosa cambierebbe per il Cremlino?

È chiaro che gli americani vogliono allontanare il più possibile la Russia dalla Cina, incoraggiandola a usare la tecnologia americana. Tutto ciò conferma, comunque, che ai due Paesi interessano molto di più i rapporti bilaterali che la trattativa per la guerra in Ucraina.

Nonostante l’approccio B to B sul piano energetico, Trump tuttavia è tornato a minacciare sanzioni economiche alla Russia nel caso non si arrivi al dunque nel negoziato di pace. Qual è la sua strategia?


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Con Trump bisogna vivere alla giornata. Nei recenti colloqui dell’Alaska sembrava che gli Stati Uniti fossero disponibili al riconoscimento de jure della Crimea: era già un elemento del piano di pace presentato il 17 aprile da Witkoff, con la prospettiva che gli USA togliessero le sanzioni. Insomma, da una parte c’è l’intenzione di togliere le sanzioni, dall’altra di inasprirle: si naviga a vista. Manca una strategia.

Witkoff, in un’intervista alla Fox, ha detto che Putin ha presentato una proposta per il Donetsk: si sta muovendo qualcosa?

Cerimonia dell’alzabandiera nel Giorno nazionale della bandiera, Kyiv, 23 agosto 2025 (Ansa)

Credo che sia sempre la proposta che Witkoff aveva presentato molto male anche in preparazione dell’incontro in Alaska tra Putin e Trump. Il Washington Post, in una recente inchiesta, ha messo in luce il fatto che l’inviato della Casa Bianca abbia ingenerato confusione, tanto che i russi avevano dovuto puntualizzare la disponibilità a congelare il conflitto a sud, confermando però la richiesta della cessione da parte ucraina del Donbass senza dare nulla in cambio. Se l’Ucraina non cedesse il Donetsk, i russi sarebbero costretti a conquistarlo militarmente, con dispendio di uomini e mezzi, ma di fatto che passi sotto il controllo russo è solo una questione di tempo. Difficile, quindi, che possa diventare l’ago della bilancia dei negoziati.

Il ministro degli Esteri ucraino Kuleba ha appena dichiarato che fino a quando Mosca vorrà la sovranità dei territori la guerra continuerà. Kiev potrebbe riconoscere non ufficialmente, ma di fatto, l’occupazione russa?

Dipende. Gli americani, sempre nel piano del 17 aprile, riconoscevano la Crimea de jure e gli altri territori de facto. Ma riconoscere la Crimea significherebbe rompere il fronte occidentale, sconfessare il diritto internazionale. Se fosse russa a tutti gli effetti, gli attacchi che finora sono stati portati dagli ucraini a quella zona, per esempio al ponte di Kerch, sarebbero visti dalla comunità internazionale come azioni militari contro Mosca. Gli USA, come primo Paese che ha aperto al riconoscimento, diventerebbero indirettamente i garanti della sicurezza russa. Sono aspetti sui quali probabilmente non si è riflettuto abbastanza. I territori, comunque, prima o poi, stato giuridico o meno, la Russia se li prende. Ricordiamo, inoltre, che il Cremlino ha chiesto anche il riconoscimento ufficiale della lingua russa in alcune parti dell’Ucraina, soprattutto nei territori che avrà occupato, nonché il diritto della Chiesa ortodossa russa di operare liberamente. La trattativa non può essere ridotta al Donetsk.

Trump ha detto che Zelensky è un venditore e Lavrov che non è legittimato a firmare la pace perché scaduto. Il presidente ucraino torna a essere nel mirino di entrambi? Hanno ancora intenzione di cambiarlo?

Trump si è offerto di presenziare a un improbabile meeting Putin-Zelensky, ma il presidente russo gli ha risposto che la sua presenza non era necessaria. Il presidente americano, per non perdere la faccia, ha iniziato a preparare il terreno per giustificare la sua assenza. Tanto, gli Stati Uniti non saranno neanche al prossimo incontro dei Paesi sostenitori dell’Ucraina a Ramstein, in Germania, nella base aerea della NATO. È come se Trump dicesse: “Vi seguo da lontano”. Saranno gli europei con Zelensky a parlare con Putin per cercare di risolvere la situazione. Quanto all’ipotesi di un sostituto per Zelensky, credo che sia ancora sul tavolo.

Tutto ciò significa che si continuerà a combattere su tutti i fronti, con i russi che magari cercheranno di conquistare tutta l’Ucraina?

La vera domanda che ci dobbiamo porre oggi è dove si fermeranno i russi. Più gli europei e l’Ucraina, con il Regno Unito capofila, sostengono la guerra, più Putin si convincerà che sarà inutile parlare con Kiev e continuerà la sua campagna militare. In un’analisi appena pubblicata su Le Monde, Elie Tenenbaum, un ricercatore francese direttore del centro studi di sicurezza dell’Istituto francese delle relazioni internazionali, che ha collaborato anche con il dipartimento di guerra del King’s College di Londra, ha presentato un’ipotesi di impiego delle truppe della coalizione dei volenterosi, a prescindere dai negoziati, da schierare subito in Ucraina, prima del cessate il fuoco, mettendo Putin di fronte al fatto compiuto e costringendolo a negoziare per evitare un costoso e incerto confronto con l’Ovest.

Come dovrebbe agire questo contingente?

Non viene descritto secondo il classico schema delle forze di interposizione ONU o di mantenimento della pace: si parla di unità militari con spiccate caratteristiche offensive, in grado di avanzare in caso di rottura del fronte russo. Uno scenario da Terza guerra mondiale, pericolosissimo. In questo contesto, il porto di Odessa, per la sua importanza come polo logistico, dovrebbe essere difeso da unità navali della NATO. L’Ucraina può sopravvivere senza il Donbass, ma non senza Odessa.

Perché è così significativa la pubblicazione di questo studio?

Se Le Monde, il principale organo di informazione francese, sposa un’ipotesi di impiego che rispecchia la narrativa di Macron e anche quella del Regno Unito, Putin o gli ultranazionalisti russi cominceranno a pensare che la risposta alla domanda “dove si fermeranno i russi?” sarà: “Più a ovest possibile”. Si tratta di ipotesi che possono non trovare riscontro nei fatti, ma che non lasciano tanto spazio ai negoziati: finché si andrà avanti in questa direzione, la Russia dirà che è inutile parlare.

(Paolo Rossetti)

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Tags: Volodymyr ZelenskyDonald TrumpEmmanuel MacronVladimir Putin

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