Il conflitto russo-ucraino rischia di allargarsi all'Europa, che sembra priva di una strategia efficace per difendersi
Qualche notte fa droni hanno provocato l’interruzione del traffico aereo sullo scalo di Monaco di Baviera, ben oltre le barriere polacche e austroungariche del conflitto russo-ucraino che si sta allargando a macchia d’olio in tutta Europa.
Anche il traffico marittimo di navi petroliere fantasma con bandiera del Benin, equipaggio cinese e strateghi russi al comando fanno persistere un grado di pressione e tensione internazionale quale mai s’era vista prima. Gli attentati antisemiti e anti-piani di pace a Gaza fanno il resto, portando al calor bianco la situazione internazionale.
Mark Rutte, dinanzi a questo intensificarsi del conflitto, non sa far altro che pronunciare vuote minacce e proclamare che la Nato e l’Ue testé riunitasi a Copenaghen sono pronte a ricacciare ogni minaccia. Ma nel mentre, con un candore disarmante, enuncia che l’Europa, ossia le nazioni europee che non fanno che riunirsi, non possiede strumenti efficaci per ricacciare sia le provocazioni, sia le vere e proprie prese di misura tecnica pre-conflitto non dei droni ma dei caccia a reazione russi che sfidano le forze aeree Nato.
Un tempo non una parola sarebbe uscita dalle labbra di uomini che ricoprivano incarichi così delicati e le riunioni erano segrete. Non che queste non vi siano, ma stupisce il far spettacolo e il dichiarare che si è impotenti. Cose mai viste.
Intanto la tensione cresce. In Medio Oriente il piano Blair-Trump-Stati Arabi fa intravedere vie d’uscita e una mente politica all’opera. È questa mente collettiva che manca all’Europa. Il palcoscenico si affolla di attori, ma sono comparse schiacciate dall’irrilevanza francese, con Macron sempre più in caduta mentale libera e una Germania che non riesce a comprendere quale sia la strada giusta.
La Polonia è il dramma di sempre: vuole ma non può, e così manda avanti gli altri. Zelensky pare disperato. E tutti gli altri inconsapevoli.
L’Italia rivela doti inaspettate e assume via via un ruolo essenziale. Noi che sostenevamo che è il Sud il fianco essenziale della Nato non possiamo che gioirne nel dramma. Perché è nel Mediterraneo allargato che si decidono le sorti della guerra. È ora di prenderne coscienza e abbandonare i freddi schemi baltici-jagellonici.
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